Il movimento #YoSoy132 in Messico

Enrique Peña Nieto è un politico messicano candidato alle elezioni del primo luglio per la Presidenza della Repubblica. Il suo partito, il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), ha governato il Messico con metodi autoritari ininterrottamente tra il 1929 e il 2000. Oggi il Messico è una democrazia quasi compiuta, o quanto meno in transizione, ma il PRI, il partito della vecchia dittatura, esiste ancora. Non solo: Enrique Peña Nieto è il candidato strafavorito per le prossime elezioni presidenziali, che si terranno domenica 1 luglio.

(Guida alle presidenziali in Messico)

I motivi di questo successo sono due. Il primo è legato alla lotta al narcotraffico: quando governava il PRI i politici facevano accordi sottobanco con i narcos, ma almeno impedivano quasi sempre che questi ammazzassero la gente. La guerra del presidente Felipe Calderón, del partito avversario PAN, ha ormai portato, secondo stime non ufficiali, a 60.000 vittime, senza che per questo avessero fine gli accordi tra narcos e politici. I messicani, ormai esasperati, preferiscono tornare a gestire le cose ‘alla vecchia maniera’, con uguale corruzione ma meno violenza.

Il secondo motivo è che Peña Nieto è un candidato eccezionalmente mediatico. È relativamente giovane, belloccio, ed è sposato con la bellissima attrice di una delle telenovelas che in Messico va per la maggiore. Soprattutto, ha l’appoggio incondizionato dei due network televisivi che da soli occupano il 90% del mercato dei media messicani, Televisa e TV Azteca. Negli ultimi mesi, in Messico, la faccia di Peña Nieto è stata ovunque: tappezzata sui muri di tutte le città, pompata negli spot televisivi mandati in onda a ripetizione, fotografata sulle prime pagine di giornali e riviste patinate.

L’undici maggio Peña Nieto era invitato a una tavola rotonda all’università IberoAmericana, un’università privata di Città del Messico. L’incontro era molto atteso, perché il candidato più volte aveva dato l’impressione di voler rifiutare l’invito a causa delle prevedibili proteste degli studenti. Dopo un lungo tira e molla, l’undici maggio Peña Nieto si presenta all’appuntamento e nell’aula magna dell’università IberoAmericana si scatena il putiferio. Alcuni dicono che le proteste siano state a tal punto roboanti che Peña Nieto, dopo aver risposto a qualche domanda degli altri invitati all’evento, abbia finito col chiudersi nel bagno dell’università, per poi scappare in tutta fretta dalla porta di servizio.

Il giorno successivo molti giornali messicani mostravano in prima pagina titoli del tipo: “Trionfo di Peña Nieto alla Ibero”. Già da ore le televisioni martellavano sulla buona riuscita del candidato del PRI durante la sua visita all’università. Secondo loro le proteste che c’erano state, comunque limitate, erano state orchestrate ad arte da infiltrati mandati dal candidato delle sinistre Andrés Manuel López Obrador. La televisione Milenio TV girò un video in cui dei simpatizzanti di Peña Nieto, fingendo di essere studenti dell’università IberoAmericana, elogiavano il gran successo del candidato.

Sui social network l’agitazione degli studenti arrabbiati per il trattamento loro riservato da giornali e tv è culminata alcuni giorni dopo in un video pubblicato su YouTube: nel video 131 studenti dell’università IberoAmericana mostravano le loro credenziali di studente, confermavano di aver partecipato alla protesta contro Peña Nieto e ribadivano di non essere infiltrati.

È questo video l’atto di nascita del movimento #YoSoy132, “Io sono 132”, chiamato così per identificarsi con il centotrentaduesimo studente, per dire che dopo il video dei 131 la protesta sarebbe continuata.

Sabato 19 maggio una manifestazione a Città del Messico contro Enrique Peña Nieto, benché già organizzata da tempo, è stata monopolizzata dagli studenti: ai ragazzi della Ibero si sono aggiunti gli alunni di decine di altre università, e 40-50mila giovani si sono riversati nelle strade della capitale, mentre in contemporanea diverse migliaia manifestano nelle piazze delle altre città del paese. Parte della manifestazione arriva sotto la sede di Televisa, il principale alleato mediatico di Peña Nieto.

La forza della manifestazione è tale che giornali e televisioni sono costretti a occuparsene, proiettando il movimento #YoSoy132 sulla scena politica nazionale. Su Twitter il tag “La #MarchaYoSoy132” resterà tra gli argomenti più discussi a livello mondiale per molti giorni, mentre sulla stampa internazionale si inizierà a parlare di “primavera messicana”.

Durante il mese che è seguito il movimento ha avuto modo di organizzarsi e di definire i suoi obiettivi. Il 24 maggio c’è stata una seconda manifestazione, questa volta organizzata dagli studenti, che di nuovo ha riempito le piazze.

Il 30 maggio 7.000 studenti da 54 università di tutto il Messico si sono ritrovati nei giardini dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, la più grande università pubblica dell’America Latina, per definire un programma e un’agenda. Ne è venuto fuori un manifesto, in cui il movimento si è dichiarato apartitico, pur criticando fortemente l’azione del governo del presidente Calderón e gli atteggiamenti autoritari di Peña Nieto, e ne sono venuti fuori alcuni principi programmatici: tra gli obiettivi dei ragazzi di #YoSoy132 ci sono la democratizzazione della vita pubblica e dei mezzi di comunicazione in Messico, la trasparenza del processo elettorale, l’accesso a uguali possibilità di studio e di lavoro per tutti i cittadini.

La definitiva legittimazione del movimento #YoSoy132 è stata l’organizzazione di un dibattito elettorale tra i candidati alla presidenza: il 19 giugno tre dei quattro candidati alle elezioni hanno accettato l’invito degli studenti per partecipare a un dibattito trasmesso in diretta streaming su YouTube. Il dibattito è stato organizzato dagli studenti e le domande sono state scritte collegialmente dagli studenti stessi. Enrique Peña Nieto ha declinato l’invito, accusando i ragazzi del movimento di ostilità nei suoi confronti.

Il dibattito in realtà è stato imparziale e, a differenza dei due dibattiti ufficiali che erano stati trasmessi dalle televisioni, libero e movimentato.

In appena un mese e mezzo di vita, il movimento #YoSoy132 ha cambiato la campagna elettorale messicana, mettendo in luce tra gli osservatori l’importanza e l’autonomia del voto giovanile. A partire dalla nascita del movimento, inoltre, Enrique Peña Nieto ha visto le sue preferenze nei sondaggi calare progressivamente, mentre quelle del candidato di sinistra Andrés Manuel López Obrador crescevano di conseguenza. Il gap tra i due sembra rimanere piuttosto ampio, ma il restringimento della forbice è stato consistente, segno dell’efficacia dell’azione politica di #YoSoy132.

D’altro canto il movimento è appena agli inizi, e i rischi che tutto si sgonfi dopo le elezioni del primo luglio sono molto concreti. Il fatto, inoltre, che per ora si tratti di una mobilitazione tutta interna all’ambiente universitario e che l’obiettivo principale, vale a dire la democratizzazione dei mezzi di informazione, sia sì importante ma non di lungo respiro può essere un problema.

Per ora il Messico è in fermento e i ragazzi della “primavera messicana” si godono i loro successi. Se il loro percorso dovesse continuare, #YoSoy132 potrebbe diventare un modello per il Messico e per tutta l’America Latina.

foto: OMAR TORRES/AFP/GettyImages