Scegliere tra il male e il peggio
È questo che deve fare la Germania in Europa, dice Süddeutsche Zeitung
Inizia oggi a Bruxelles un Consiglio europeo particolarmente importante e delicato – determinante, scondo alcuni – per la gestione dell’attuale crisi economica e per la sopravvivenza della moneta unica europea. Le attenzioni di tutti sono rivolte (da mesi, ormai) alla Germania e alle sue intenzioni, vista la sua grande potenza e influenza e viste le differenze di opinioni tra il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e i primi ministri di Francia, Italia e Spagna, gli altri tre principali paesi dell’unione monetaria. La questione è nota ed è sempre quella: se mettere o no in comune il rischio sul debito e i relativi interessi, magari con gli eurobond, e al prezzo di quale unione fiscale e politica. Nikolaus Piper sul quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung spiega ai suoi concittadini che nessuna delle strade che si aprono davanti alla Germania è particolarmente attraente: si tratta di scegliere tra il male e il peggio. E quindi meglio scegliere il male, e in fretta. L’articolo è stato tradotto in italiano da Anna Bissanti per Presseurop.
Il futuro dell’euro non dipende dall’Italia. E non dipende neppure dalla Spagna, dal Portogallo, da Cipro. E nemmeno dalla Grecia. Dipende solo dalla Germania, e da nessun altro, e sarà la Germania a decidere se la moneta unica dovrà continuare a vivere, e come. Berlino è oggi il centro nevralgico della crisi. Il ministro delle finanze e la Bundesbank ne sono sicuramente consapevoli, ma la questione è ben lontana dall’essere discussa pubblicamente con la necessaria franchezza. Soltanto la Germania può accollarsi la maggior parte delle spese legate al salvataggio dell’euro. Resta da capire se i tedeschi lo vogliono e per quanto tempo potranno ancora farlo.
Prima dell’ennesimo summit europeo che si prospetta ancora una volta difficile, i responsabili politici e l’opinione pubblica tedesca hanno l’occasione di fare a freddo i loro calcoli: quanto ci costerà ancora il salvataggio dell’euro dal punto di vista economico e politico? E quanto ci costerebbe invece un fallimento, ovvero la disintegrazione della zona euro, a prescindere dalla forma che assumerà? E in entrambi i casi, quali rischi si concretizzerebbero nei bilanci delle banche e della Bundesbank? Quali sarebbero le ripercussioni di un fallimento per lo status della Germania in Europa? La cancelliera deve continuare a fare l’addomesticatrice d’Europa?
Gli osservatori extra-europei hanno fatto notare che i tedeschi conducevano il dibattito sull’euro da un punto di vista del tutto particolare, quello morale, chiedendosi per esempio con stupore: “Come è possibile che siamo arrivati a pagare affinché i greci vadano in pensione a 45 anni?”. Le domande di questo tipo sono facili da capire, ma per nulla pertinenti: nessun euro tedesco è stato ancora versato nel sistema pensionistico greco. Sarebbe bene, invece, che adesso il dibattito si facesse a un livello economico e costituzionale.
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foto: ODD ANDERSEN/AFP/GettyImages