Che cosa succede con Formigoni
I giornali di oggi fanno nuove ipotesi sul suo coinvolgimento nell'inchiesta sulla sanità e in un'altra ancora: le cose da sapere
Sabato 23 giugno il Corriere della Sera e altri giornali hanno diffuso la notizia secondo cui Roberto Formigoni, il presidente della regione Lombardia, sarebbe indagato nell’inchiesta sulla sanità lombarda che ha già portato all’arresto di sette persone. Tra queste ci sono anche due persone vicine a Formigoni, Pierangolo Daccò e Antonio Simone, coinvolti in un presunto giro di scambi di denaro e favori. Con una conferenza stampa sabato e ancora ieri attraverso un comunicato, Formigoni ha spiegato di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia e di non essere quindi al corrente di alcuna indagine nei suoi confronti. Il governatore ha anche annunciato azioni legali contro alcuni giornali e giornalisti che si sono occupati della vicenda.
In attesa di qualche novità che porti chiarezza sull’effettiva posizione di Formigoni, oggi diversi giornali si occupano del caso della sanità lombarda – ribattezzata con un poco attraente “sanitopoli” – descrivendo le presunte pratiche illecite o al limite della legalità nel finanziamento del sistema. Su Repubblica, Davide Carlucci spiega che oltre all’iscrizione nel registro degli indagati per “corruzione e finanziamento illecito ai partiti nell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri”, il nome di Formigoni comparirebbe anche in un’indagine parallela sulle sperimentazioni cliniche negli ospedali della Lombardia affidate “attraverso bandi cuciti ‘su misura’, a un pool di aziende amiche, tra le quali figurano aziende dell’orbita della Compagnia delle opere”.
Stando a quanto riferisce Carlucci, Formigoni sarebbe stato chiamato in causa da una testimonianza di un dirigente dell’ospedale milanese Niguarda.
Secondo questa testimonianza, tutta ancora da verificare, il direttore del Niguarda, il ciellino Pasquale Cannatelli, lamentandosi per il “forte ritardo nell’avvio” di una gara d’appalto da 1,1 milioni per la sperimentazione di 135 ecoscopi destinati all’azienda ospedaliera (e a Lecco) avrebbe detto anche di aver subito “pressioni di Formigoni e da esponenti della General Electric”, una delle società interessate al business.
Sul Corriere della Sera, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella si occupano principalmente di Daccò e del suo effettivo ruolo nella vicenda e nei rapporti con Formigoni. Daccò viene definito non un semplice “mediatore” ma un “uomo portafoglio”, che ha ricevuto “dalla Fondazione Maugeri 70 milioni di euro per trattare nella Regione Lombardia di Formigoni questioni tecnico amministrative per le quali questo colosso della sanità privata, al pari di altri analoghi istituti, disponeva di squadroni di avvocati e legioni di lobbisti veri”. Daccò è accusato per un presunto giro di fondi neri e consulenze fittizie legati alla fondazione.
L’idea di un Daccò-portafoglio si era affacciata già all’inizio, visto che 70 milioni sono una cifra spropositata, incompatibile solo con una tangente, e superiore persino alle parcelle che neppure i più quotati avvocati d’affari strappano alle multinazionali per business da capogiro. Ora l’impressione di un Daccò non tanto terminale di una singola tangente, quanto “borsellino della spesa” per persone o per movimenti che vogliano distanziare da sé la pattuizione e il godimento di accordi corruttivi e di illecite fonti di finanziamento, si fafforza adesso che l’esame delle sue movimentazioni finanziarie rivela che Daccò negli anni Duemila ha maneggiato in contanti qualcosa come 10 milioni di euro, che dunque per definizione non si può sapere a chi siano andati e per le esigenze di chi siano stati spesi.
Parte del denaro, spiegano Ferrarella e Guastella, è comunque rintracciabile: si parla di 4 milioni di euro solo per la gestione ordinaria degli yacht “usati da Daccò per le proprie pubbliche relazioni”. Gli inquirenti sono alla ricerca di riscontri rispetto all’ipotesi che una di queste imbarcazioni fosse utilizzata almeno all’80 per cento da Formigoni e da Alberto Perego. L’ipotesi, da verificare, è che quindi il presidente della Regione usufruisse di una barca pagata attraverso Daccò con il denaro della Fondazione Maugeri, “che intanto nell’assessorato regionale alla Sanità accedeva ai pagamenti delle discrezionali ‘prestazioni aggiuntive’ ai normali rimborsi delle prestazioni erogate ai pazienti”.
I nuovi sviluppi rivelati dai quotidiani sono stati respinti da Formigoni, che dice (con una interpretazione molto opinabile della legge) di non essere indagato poiché non gli è stato comunicato alcun avviso di garanzia, ma hanno portato a nuove inquietudini nella coalizione politica che sostiene il governatore. Dopo il Consiglio federale della Lega Nord, alcuni esponenti del partito hanno ipotizzato di anticipare le elezioni in Regione, abbinandole alle politiche previste per il 2013. “Mi pare che tutto quello che è successo renda piuttosto difficile pensare che si possa continuare fino al 2015” ha spiegato Roberto Maroni, che guida la Lega Nord insieme con gli altri due “triumviri” Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Maroni dovrebbe diventare ufficialmente segretario nel corso del Congresso federale di sabato e domenica prossimi. A quel punto, sarà il segretario a fare la linea, ha detto.