A che punto siamo con Lusi
Il garbuglio tra questioni penali e questioni politiche, e le nuove accuse dal carcere agli ex dirigenti della Margherita
Da qualche giorno è tornata intensa la discussione sui giornali e nella politica sulla questione di Luigi Lusi – l’ex tesoriere dell’estinto partito della Margherita che da giovedì scorso si trova in carcere – in relazione al contenuto di alcuni appunti e di alcune email riguardanti la sua gestione del patrimonio della Margherita .
Luigi Lusi è senatore della Repubblica, e il Senato ha votato mercoledì scorso per il suo arresto: è indagato dallo scorso gennaio per appropriazione indebita. Secondo i magistrati della procura di Roma Lusi avrebbe sottratto almeno 13 milioni di euro dal conto corrente della Margherita, su cui aveva diritto di operare insieme all’ex presidente del partito Francesco Rutelli, utilizzandoli per operazioni private come l’acquisto e la ristrutturazione di immobili.
Lusi ha ammesso quanto gli è contestato dai pm – che però indagano su un ammanco più grosso: la Margherita ha detto che mancano altri 13 milioni, sono circolate cifre ancora superiori – ma sostiene che i dirigenti del partito, e soprattutto Francesco Rutelli, fossero al corrente dei suoi investimenti, che anzi gli erano stati richiesti e avallati. Rutelli ha smentito violentemente e in più occasioni ogni accusa e ha querelato Lusi.
I giornali di ieri e di oggi riportano una ricostruzione più chiara della versione di Lusi, per come questo l’avrebbe raccontata agli inquirenti nel corso degli interrogatori.
Lusi dice, in sostanza, che con la nascita del Partito Democratico, avvenuta nel 2007, lui sia passato dal finanziare le attività politiche della Margherita, che esisteva ormai solo formalmente, al finanziare le attività politiche degli ex dirigenti della Margherita. Su Repubblica di ieri Carlo Bonini scriveva che, secondo Lusi, Rutelli era “parte e garante” di questa politica, con la quale sarebbero stati gestiti almeno 80 milioni di euro dal 2007 al 2011. Lusi dice di aver versato periodicamente dei soldi ai principali dirigenti della Margherita, di non sapere se questi avessero utilizzato i soldi per fini privati o attività politica e di essersi preso 10 milioni di euro da quella somma.
Sul Corriere della Sera di oggi, Fiorenza Sarzanini scrive che “è possibile che Rutelli, ma anche Enzo Bianco e altri leader del partito vengano nuovamente interrogati”. Un mese fa la segretaria di Lusi, Francesca Fiori, ha consegnato ai magistrati una chiavetta USB contenente le presunte fatture dei versamenti fatti da Lusi ai capi corrente della Margherita: Enzo Bianco, Rosy Bindi, Gianpiero Bocci, Giuseppe Fioroni, Dario Franceschini, Enrico Letta, Franco Marini, Paolo Gentiloni, Matteo Renzi e Francesco Rutelli. I modi in cui Lusi ha finanziato i dirigenti della Margherita possono essere inopportuni e personalistici ma non sono illegali: i soldi del finanziamento pubblico ai partiti servono esattamente a finanziare l’attività politica. Lusi ha detto però di non sapere come sono stati spesi quei soldi. Renzi ha comunque ribadito di non avere mai ricevuto nulla da Lusi e dalla Margherita.
Gli investimenti in immobili, invece, secondo Lusi erano stati fatti con l’assenso e su mandato di Rutelli, che lo aveva anche invitato a intestare a sua moglie, che è canadese, la società di riferimento per queste operazioni, per dare meno nell’occhio: qui c’è una zona grigia tra la questione giudiziaria e quella etica, e le autonomie della gestione dei rimborsi elettorali non sono regolate chiaramente. Di fatto, il partito è libero di gestire il proprio patrimonio – in cui confluiscono i rimborsi, ma non solo quelli – come ritiene: la questione diventa di pertinenza dei magistrati nel momento in cui (come è in discussione) ci siano state delle irregolarità di bilancio e l’uso dei soldi sia documentato in modo falso o incompleto.
Lusi avrebbe fornito ai pm, come prove delle sue tesi, alcuni biglietti e una decina di email scambiate con Francesco Rutelli. Scriveva ieri Bonini:
Le e-mail – per quanto è possibile ricostruire in queste ore – nel documentare la laconicità e perentorietà delle richieste che arrivavano al tesoriere dai capibastone del Partito e appunto dallo stesso Rutelli spiegherebbero infatti perché era stato necessario creare all’interno di una contabilità già allegramente manipolata (quella dei bilanci in chiaro) un ulteriore “doppio fondo” in cui far transitare finanziamenti che dovevano godere di un grado ancora maggiore di segretezza.
Oggi sui giornali c’è qualche dettaglio in più sulle versioni di Lusi. Lusi avrebbe raccontato dell’abitudine di Rutelli di alzare il volume della televisione durante i loro incontri – «era convinto che qualcuno lo potesse ascoltare, intercettare» – e di come i due fossero d’accordo nel finanziare i capi corrente del partito non più direttamente ma attraverso le loro fondazioni. Rutelli avrebbe anche rimproverato Lusi per avere «restituito per paura» fondi europei affluiti alla Margherita, già sciolta, come rimborso elettorale del Partito Democratico Europeo, il suo vecchio gruppo al Parlamento europeo. Lusi non è in grado di provare i colloqui avvenuti con Rutelli ma rivendica l’autenticità dei documenti.
Intanto il 15 giugno un centinaio di ex esponenti e dirigenti della Margherita si sono riuniti per approvare il bilancio del partito, estinguendolo: i soldi rimasti in cassa sono stati devoluti allo Stato, e il partito è stato ufficialmente sciolto.
– Da varie angolazioni, Luca Sofri sul caso Lusi
(foto: Mauro Scrobogna /LaPresse)