Cosa si mangia nello spazio
Cibi reidratabili, termostabilizzati o carne irradiata (eh?): come è cambiata l'alimentazione degli astronauti, e il ruolo decisivo dei bagni
Matt Novak su Slate parla di come si sono nutriti gli astronauti nel corso degli anni, e scrive che “il cibo è stato una delle sfide più grandi per l’esplorazione umana dello spazio”. Novak ha incontrato Charles Bourland, il responsabile del progetto alimentazione della NASA (National Aeronautics and Space Administration) dal 1975 al 1985. Come racconta Bourland, prima del cibo in sé, la vera rivoluzione per gli astronauti è stata quella di avere in cabina toilette funzionanti ed efficienti.
Bourland dice infatti che nelle missioni del Programma Apollo (quello che portò gli uomini sulla Luna) gli astronauti spesso preferivano non mangiare per non andare in bagno e diffondere in cabina cattivi odori che “rimanevano lì per sempre”, o comunque per parecchio tempo, visto il mancato ricambio dell’aria negli ambienti in cui vivevano gli astronauti. Il cibo, tra l’altro, non era nemmeno eccezionale, mentre per quanto riguarda il bere, agli astronauti venivano date bevande fruttate o zuccherate in polvere come il Tang. Così, in genere, gli astronauti, che erano sottoposti a un grande stress fisico e psicologico, durante una missione nello spazio perdevano molto peso.
(L’album dei ricordi dello Shuttle)
Ma già gli astronauti dell’Apollo 8, la seconda missione con equipaggio del Programma Apollo (la prima a raggiungere la Luna), festeggiarono il Natale 1968 nello spazio mangiando un tacchino e varie salse. Un anno dopo, invece, Neil Armstrong e Buzz Aldrin consumarono il loro cibo proprio sulla Luna, per la precisione quattro pasti differenti, tra cui panini con salame e insalata, bibite reidratanti e frutta, lasciando lì i resti del cibo.
Rispetto alle prime missioni del Programma Apollo, comunque, sono cambiate molte cose: negli anni Settanta vennero installati bagni più efficienti, il cibo è molto migliorato e gli astronauti si sono cibati molto di più, scoprendo, tra le altre cose, che a gravità zero si poteva mangiare tranquillamente e senza troppi problemi se il cibo era umido a sufficienza. Oggi si può mangiare anche insalata di pollo e zuppa al mais, per esempio, cose un tempo molto difficili da trovare, gli astronauti hanno a disposizione set completi di posate e fanno tre pasti al giorno.
Quanto alla varietà, secondo Bourland il cibo nello spazio si può raggruppare in sei tipi diversi e non differisce poi così tanto da certi pasti che si trovano oggi sugli aerei di linea.
– Cibo reidratabile: ossia il cibo dal quale viene estratta l’acqua sulla Terra per poi essere reimmessa nello spazio, per ridurre il peso e allungare il suo tempo di conservazione.
– Cibo termostabilizzato: cibo trattato con il calore per eliminare batteri, microrganismi o enzimi e confezionato in lattine o altri pacchetti, simile al cibo pronto MRE (Meal “Ready-to-Eat”) dei soldati in caso di emergenza.
– Cibi con una percentuale d’acqua media: pesche essicate, pere, carne, insomma cibi con una quantità d’acqua tra il 15 e il 30 per cento.
– Snack: come noccioline, barrette di cereali, M&Ms.
– Carne irradiata. L’irradiazione è un trattamento fisico degli alimenti effettuato con radiazioni ionizzanti ad alta energia, in grado di inattivare gli enzimi degradativi presenti nell’alimento ritardandone il deterioramento e di inibire la moltiplicazione dei microrganismi.
– E poi condimenti vari, come ketchup, senape, maionese e altre salse.
Due tipi di cibo, invece, vanno assolutamente evitati: i cibi che fanno briciole, come il pane o i biscotti, dato che nelle cabine spaziali che non hanno la gravità le briciole possono rimanere a fluttuare nell’aria molto a lungo, e gli astronauti si possono ammalare inalandole. Un’altra categoria proibita sono i cibi troppo caldi, dato che possono fluttuare via e ustionare gli astronauti.
I pasti più elaborati per gli astronauti si trovano oggi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), una stazione spaziale dedicata alla ricerca scientifica che si trova in orbita terrestre bassa, gestita come progetto congiunto da cinque diverse agenzie spaziali: la statunitense NASA, la russa RKA, l’europea ESA, la giapponese JAXA, la canadese CSA. Qui il cibo preferito dagli astronauti pare essere, secondo TIME, un cocktail di scampi refrigerato, servito con una salsa di rafano in polvere.
C’è da dire che gli astronauti non possono mangiare quando vogliono, sia per ragioni dietetiche, sia soprattutto per la gestione delle scorte nello spazio. In genere la SSI fornisce cibo per un ciclo di 16 giorni al mese, mentre negli altri giorni gli astronauti e il team delle missioni spaziali si cibano autonomamente con snack o cibo già pronto. Negli anni ci sono state proteste contro alcuni piatti del menù della NASA, come alcuni tipi di pesce che per alcuni avevano un sapore troppo intenso. Mentre le bevande Tang, a quanto pare, non sono passate mai di moda.
Altra cosa importante: gli astronauti hanno bisogno di molte dosi di calcio per compensare il fatto che le loro ossa si rigenerano molto di meno nello spazio, perdendo quindi a poco a poco densità. In questi casi, una dieta povera di sodio aiuta, ma questo non è così facile da mettere in pratica anche perché, almeno fino a qualche tempo fa, nelle cabine non c’erano frigoriferi e i cibi vengono spesso conservati con il sale.
foto: AP/Michael Stravato