Breve storia della lavatrice
Anna Meldolesi spiega sulla Lettura perché è stata importante per l'emancipazione femminile (con qualche immagine dei primi modelli)
Sulla Lettura di oggi, Anna Meldolesi ha scritto una breve storia della lavatrice, elettrodomestico simbolo del progresso e dell’avvento della modernità, e soprattutto elemento chiave dell’emancipazione delle donne.
Forse non erano favolosi come si dice, gli anni Sessanta, ma il fermento c’era. L’economia cresceva, la tv insegnava l’italiano agli italiani, le donne si mettevano numerose al volante. Il manovale Marcovaldo, di Italo Calvino, aveva le tasche vuotema portava la famiglia in gita al supermarket. La pillola anticoncezionale non era ancora arrivata, per quella bisogna aspettare gli anni Settanta. La lavatrice sì, ed è stata una rivoluzione.
Fra tutti i comfort della vita moderna, la macchina per il bucato merita un riconoscimento speciale. Maglietta-calzino-asciugamano. Tovagliolo-calzino- jeans. Il cestello gira e oggi nessuno perde tempo a guardare il groviglio di panni che viene lavato e strizzato. Eppure le donne del boom si sono sedute davanti alla prima lavabiancheria con gli occhi sgranati. Quel getto d’acqua spinto a forza tra le fibre dei tessuti, insieme allo sporco, si portava via anche il peso del lavoro domestico più gravoso. Era il miracolo del progresso che si compiva tra le mura di casa. Una tappa decisiva per l’emancipazione.
L’ultima frontiera hi-tech insegue un «sistema di lavaggio avanzato a microgravità», capace di funzionare sulla Stazione spaziale internazionale, come vorrebbe la Nasa. Ma è sulla Terra che della lavatrice c’è davvero bisogno, non nello spazio. In Italia i panni sporchi li laviamo in famiglia e questo elettrodomestico lo teniamo chiuso nel bagno: oggi è a risparmio energetico, a carica dall’alto, così compatto e silenzioso da non solleticare più fantasie erotiche, ma sbagliare un lavaggio è quasi impossibile.
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foto: Mike Lawn/Evening Standard/Getty Images