Il giorno dopo in Grecia
Sono iniziati i colloqui per formare la nuova coalizione di governo: il probabile nuovo premier Samaras dovrà subito far approvare tagli da 11 miliardi di euro
Dopo la vittoria del partito di centrodestra Nuova Democrazia (ND) alle elezioni legislative di ieri, ora in Grecia la prima priorità è formare una coalizione di governo. Questa volta però le cose sono ben diverse rispetto a quanto venuto fuori dai risultati delle elezioni dello scorso maggio.
Come sarà la nuova coalizione di governo
Alle elezioni di ieri ND ha preso circa il 10 per cento di voti in più rispetto alle consultazioni precedenti. Dunque, se a maggio aveva ottenuto solo 108 seggi, stavolta ne ha presi 129. Anche il partito di sinistra radicale SYRIZA ha guadagnato 10 punti percentuali, ottenendo 19 seggi in più rispetto a maggio. La differenza è sostanziale perché la maggioranza del Parlamento greco (300 seggi totali) è fissata a 151 e stavolta se ND creasse nuovamente una “grande coalizione” con i socialisti del PASOK (33 seggi) arriverebbe a quota 162 seggi (a maggio, invece, insieme arrivavano a 149).
Oltre al PASOK, secondo quanto riporta la stampa locale, ND vorrebbe un altro alleato nel governo di coalizione e responsabilità nazionale, sostanzialmente per due motivi: per avere una maggioranza più ampia e stabile e, inoltre, per ripartire in modo più ampio oneri politici e decisioni impopolari (soprattutto a vantaggio di SYRIZA).
Oggi Samaras ha già ricevuto dal presidente greco Karolos Papoulias il mandato di formare un nuovo governo di coalizione. Nonostante alcune riserve circolate ieri, l’alleanza tra ND e PASOK pare scontata, così come era scontato il rifiuto (confermato ieri in serata) di SYRIZA di entrare in un governo di responsabilità nazionale. Il terzo partito della coalizione potrebbe essere dunque Sinistra Democratica (SD), un partito di ispirazione europeista che ha ottenuto 17 seggi e che già la volta scorsa è stato vicino a stringere un accordo con ND e PASOK. Le dichiarazioni di ieri del leader di SD, Fotis Kouvelis, lo confermano.
I negoziati con l’Europa e la Germania
Il nuovo governo dovrà cercare di portare la Grecia fuori dalla grave crisi economica e finanziaria degli ultimi anni. Nelle ultime settimane Samaras ha detto che i piani di austerità del cosiddetto “memorandum” accordato con la troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea) andrebbero rivisti. Ieri sera l’Unione Europea si è dimostrata conciliante e ha detto che cercherà di venire incontro ai greci.
La situazione in Grecia comunque resta molto complicata, sia sul piano internazionale che all’interno del paese. Nelle ultime settimane, visto che i piani di risanamento dell’economia greca sembrano molto difficili da applicare, si è detto che la Grecia potrebbe presto avere bisogno di un altro prestito internazionale, il terzo dopo i 240 miliardi di euro dei primi due, per evitare il default completo e l’uscita dall’euro.
Il problema, anche qui, è la Germania, che non vuole sborsare altri soldi (che comunque dovrebbero essere approvati dal suo parlamento Bundestag), anche perché per i tedeschi sarebbe ingiusto nei confronti di Portogallo e Irlanda che invece si sono pressoché attenuti alle misure di austerità stabilite dalla comunità internazionale. Un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche della Grecia e una sua uscita dall’euro causerebbero effetti probabilmente devastanti in Europa, soprattutto nei paesi a rischio di contagio come Spagna, Italia e, a breve termine, soprattutto Cipro.
I primi tagli del nuovo governo
La prima cosa che dovrà fare il futuro governo Samaras sarà approvare nuovi tagli da circa 11 miliardi di euro, necessari per ricevere la tranche di aiuti prevista dal secondo prestito internazionale. La decisione potrebbe provocare ulteriori tensioni nel paese ma la Grecia ha poco tempo. Il 13 giugno scorso l’oramai ex ministro del Lavoro Antonis Roupakiotis aveva già fatto intendere che il prossimo agosto lo Stato greco potrebbe non avere i soldi sufficienti per pagare le pensioni.
I problemi dell’economia greca oggi
I problemi, poi, rimangono sempre gli stessi. Nonostante una riduzione progressiva del rapporto deficit/PIL (era al 15 per cento nel 2009, quest’anno dovrebbe essere la metà), questa non è ancora sufficiente per gli obiettivi europei (il 3 per cento entro il 2014). L’economia è in grave recessione, le entrate fiscali sono scese e gli interessi delle nuove obbligazioni restano ancora troppo alti.
Inoltre le banche greche vedono ridursi, giorno dopo giorno, i loro depositi bancari. Questo ha gravi conseguenze per il sistema bancario greco che in questo modo ha sempre meno liquidità. Oramai si calcola che ogni giorno i greci ritirino dai 100 ai 500 milioni di euro dalle banche e che solo a maggio sono stati ritirati quasi 6 miliardi di euro. Dalla fine del 2009, quando è esplosa la grave crisi finanziaria in Grecia, sarebbero stati ritirati già 80 miliardi di euro. Non è ancora una “corsa agli sportelli”, quanto il segnale che un numero sempre maggiore di greci ha iniziato a vivere di risparmi.
– Da dove vengono i guai della Grecia
foto: Oli Scarff/Getty Images