Il Giappone riattiva due reattori
Tutti e 54 i reattori nucleari del paese erano stati spenti dopo Fukushima, il governo ha deciso di riattivarne due per i bisogni energetici durante l'estate
Il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda ha annunciato che due reattori nucleari verranno riaccesi entro le prossime tre settimane. I due reattori fanno parte dell’impianto di Ohi, che si trova nella regione di Fukui, al centro del Giappone, e saranno i primi a tornare in funzione dopo lo spegnimento di tutti i 54 reattori presenti sul territorio nazionale, deciso in seguito al disastro di Fukushima dell’11 marzo 2011.
Il primo ministro giapponese Noda ha annunciato la decisione dopo essersi consultato con il prefetto della regione di Fukui, dove si trova la centrale di Ohi, con il ministro dell’Economia, con il ministro incaricato della gestione dell’emergenza dopo Fukushima e con il capo di gabinetto. La riattivazione dei due impianti di Ohi, secondo quanto scrive la BBC, era considerata dal governo assolutamente necessaria per garantire la produzione industriale e per affrontare il periodo estivo senza correre il rischio di continui blackout.
(Ritorno a Fukushima, le immagini del primo tour per la stampa dopo il disastro)
In seguito al disastro di Fukushima, il governo giapponese aveva deciso di spegnere tutti i 54 reattori per effettuare controlli di sicurezza e ristrutturazioni. L’ultimo impianto ad essere stato spento era stato il reattore numero 3 della centrale nucleare di Tomari, sull’isola di Hokkaido, nel nord del Giappone, spento il 5 maggio scorso.
Un recente sondaggio della agenzia stampa giapponese Jiji, citato da BBC, afferma che il 46 per cento della popolazione giapponese è contraria alla mossa di riaccendere i reattori decisa dal governo. Molti invece credono che la riattivazione dei reattori debba servire semplicemente per coprire il periodo estivo e per non correre il rischio di blackout, che sarebbero estremamente dannosi per l’industria giapponese, già molto in crisi dopo il terremoto e lo tsunami dell’anno scorso.
Prima dell’incidente di Fukushima, circa un terzo dell’energia consumata dal paese proveniva dalle centrali nucleari. L’attuale chiusura degli impianti è stata compensata con maggiori utilizzo e importazioni di petrolio (150 per cento in più rispetto alla quota prima del disastro di Fukushima), gas naturale liquefatto (25 per cento in più) e altri combustibili fossili, mentre le società elettriche hanno rimesso in funzione alcuni vecchi impianti.
– Tutte le foto del Post sul disastro di Fukushima, dall’11 marzo 2011 a oggi
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Foto: JIJI PRESS/AFP/Getty Images