Da dove vengono i guai di Nokia
Perché la società che un tempo era sinonimo di "cellulari" ha perso tre quarti del suo valore e dovrà tagliare 10mila posti di lavoro
di Emanuele Menietti – @emenietti
Le cose per Nokia continuano ad andare male e i suoi stessi dirigenti non sanno prevedere quanto a lungo potrà durare l’attuale crisi. Ieri la società produttrice di telefoni cellulari ha annunciato che nei prossimi mesi taglierà 10mila posti di lavoro in tutto il mondo, per ottimizzare le spese e per ristrutturare alcune sue divisioni. I responsabili di Nokia vogliono concentrarsi su un numero ridotto di prodotti e mercati, cercando di tornare competitivi e di contrastare la concorrenza di produttori come Apple e Samsung, che non lasciano molto spazio nel redditizio settore degli smartphone.
Fino a qualche anno fa sembrava impossibile che Nokia potesse conoscere una crisi così profonda. Per 14 anni di fila la società finlandese è stata il più grande produttore di telefoni cellulari al mondo. Poi arrivarono gli iPhone e gli altri smartphone e Nokia si mosse in ritardo, compiendo numerosi errori che le fecero perdere l’opportunità di mantenersi competitiva in un settore che esisteva da poco e che si stava evolvendo rapidamente. Oggi la società fatica a piazzare i propri prodotti di punta e inizia a perdere colpi anche nel campo dei cellulari tradizionali, che continuano a essere utilizzati da milioni di persone soprattutto nei mercati emergenti.
Oltre ad annunciare il taglio di 10mila dipendenti, circa un quinto della forza lavoro della divisione mobile, i responsabili di Nokia hanno messo in guardia gli investitori sulle prestazioni finanziarie future: si prospettano mesi difficili, molto probabilmente con perdite superiori a quelle fino a ora stimate. E, peggio ancora, allo stato attuale non è possibile fornire previsioni attendibili su quanto durerà il periodo in perdita. La notizia è stata accolta con preoccupazione in borsa: il titolo di Nokia ieri ha perso il 16 per cento a Wall Street, raggiungendo un valore di 2,35 dollari per azione. Si tratta del valore più basso per le azioni della società dal 1996, ricordano sul Wall Street Journal.
Nokia è al lavoro per uscire dalla propria crisi da più di un anno e mezzo. A settembre del 2010 decise di cambiare il proprio amministratore delegato, nominando Stephen Elop, un ex dirigente di Microsoft, con il compito di risollevare le sorti dell’azienda e di non perdere del tutto la grande occasione smartphone. Il compito di Elop si è rivelato molto più difficile del previsto e fino a ora non ha portato a grandi risultati. Da quando è amministratore delegato, il valore di mercato di Nokia si è ridotto di almeno tre quarti e ha raggiunto gli 8,8 miliardi di dollari. La cifra è del 92 per cento inferiore rispetto a quanto era stimato il valore della società ai tempi in cui Apple introdusse il suo primo modello di iPhone (metà 2007).
A inizio 2011, Elop utilizzò una similitudine efficace per spiegare in che stato si trovava Nokia: siamo come quel guardiano che si ritrova su una piattaforma petrolifera, che va a fuoco, e deve decidere se vincere le proprie paure e tuffarsi da trenta metri nelle acque gelate del mare, o rimanere dov’è, tra le fiamme. Elop decise di sfuggire all’incendio stringendo un accordo con Microsoft, che stava perfezionando il suo nuovo sistema operativo per smartphone. Nokia mandò praticamente in pensione Symbian, il suo storico sistema operativo, e si mise a collaborare con la società informatica per realizzare nuovi modelli con software e hardware il più integrati possibile. Per Nokia fu una scialuppa di salvataggio, per Microsoft la possibilità di legarsi a un importante produttore di cellulari, far rendere al meglio Windows Phone e fare più concorrenza agli iPhone e ai dispositivi Android.
A distanza di oltre un anno, con i conti del suo partner ancora in disordine e previsioni molto pessimistiche, Microsoft inizia a essere preoccupata per come stanno andando le cose. La società puntò molto su Nokia e ora si vede costretta ad aiutarla il più possibile, anche sul piano pubblicitario, per sostenere le vendite dei nuovi smartphone e non far naufragare il progetto. Secondo diversi analisti, una simile situazione non potrà andare avanti a lungo: se Nokia non riuscirà a riprendersi, Microsoft potrebbe orientarsi verso altre alternative per non rallentare la corsa del suo sistema operativo per smartphone.
Ieri Elop ha spiegato che la sua società sta studiando nuove soluzioni per superare la crisi, concentrandosi sul mercato degli smartphone anche grazie al sostegno di Microsoft. Nokia ridurrà la propria presenza in diverse aree, investendo tempo e risorse su un numero più ristretto di grandi mercati come Stati Uniti, parte dell’Europa e dell’Asia. Non è però chiaro come la società riuscirà a riprendere il primato nelle vendite di telefoni cellulari tradizionali. Secondo diverse società di analisi, la coreana Samsung nel primo trimestre di quest’anno ha superato Nokia diventando il primo produttore al mondo di telefoni cellulari.
La società finlandese aveva goduto di una base solida di vendite, dei telefoni cellulari classici, in numerosi mercati emergenti. In meno di due anni si è però verificato un sensibile cambiamento: in Indonesia, per esempio, la sua quota di mercato è passata dal 52 per cento del 2010 al 24 per cento rilevata a inizio anno. Qualcosa di simile è accaduto anche in altri paesi, con la conseguenza di far ridurre i ricavi della società. Le vendite diminuiscono, quindi anche le entrate, e per ridurre i costi rapidamente la scelta del taglio della forza lavoro sembra essere la più praticabile. La società ha del resto 53mila dipendenti nella propria divisione che si occupa di telefoni cellulari, un numero sproporzionato rispetto alle sue attuali ed effettive dimensioni sul mercato.
Riuscire a vendere un maggior numero di costosi smartphone significa, tra le altre cose, far aumentare più rapidamente i ricavi e compensare le minori vendite dei modelli tradizionali. Nokia in questi mesi ha riposto grandi speranze in Lumia, una serie di smartphone di alto livello che funzionano grazie a Windows Phone. La società dice di averne venduti due milioni di modelli nel primo trimestre di quest’anno, ma nello stesso periodo Apple ha venduto 35 milioni di suoi iPhone. Solo per quanto riguarda l’Europa occidentale, uno dei mercati più importanti per Nokia, gli analisti stimano che siano stati venduti meno di un milione di Lumia, mentre Apple ha venduto 7 milioni di iPhone, RIM (che è comunque in grosse difficoltà) circa 2,5 milioni di BlackBerry e i produttori che usano Android circa 15,5 milioni di dispositivi.
Sono dati deludenti, se non preoccupanti, per Nokia e lo sono ancora di più per Microsoft, che ha l’esigenza di far emergere il suo Windows Phone e di fargli guadagnare nuovi spazi. Si stima che il sistema operativo sia usato sul 2,2 per cento degli smartphone attivi in tutto il mondo, una quota minuscola se confrontata con il 59 per cento di Android (grazie alle sue diverse versioni e adattamenti) e il 23 per cento di iOS di Apple. La quota di Windows Phone è inoltre diminuita dello 0,4 per cento in un anno circa, rendendo ancora più difficili i piani di Microsoft e Nokia di raggiungere il 10 per cento.
Per dimostrare agli analisti e agli investitori che Nokia vuole reagire, oltre ad annunciare i tagli al personale e la riorganizzazione di alcune divisioni, Elop ha anche nominato come nuovo responsabile dell’area vendite Chris Weber, un suo ex collega quando lavorava in Microsoft. Le due società per ora sembrano essere determinate ad affrontare la sfida insieme, confortate anche dal sostegno di diversi operatori telefonici alla ricerca di alternative ai sistemi Apple e Google. Periodicamente circolano voci sulla possibilità che Microsoft decida di acquisire completamente Nokia per avviare una strategia più incisiva, ma si tratterebbe di una mossa molto impegnativa e dagli esiti difficili da prevedere considerate le attuali condizioni della società.