C’è più pace nel mondo
Secondo il Global Peace Index le cose migliorano, in generale; in Europa occidentale i paesi messi peggio sono due
Ieri è stato pubblicato il Global Peace Index 2012, lo studio realizzato annualmente dall’Institute for Economics and Peace per monitorare la pace nel mondo. I dati dell’inchiesta sono basati su 158 paesi e sono relativi al 2011. L’indice prende in considerazione numerosi fattori, la presenza di conflitti bellici o sociali, l’importazione di armi, il numero di omicidi e di detenuti, le spese per la difesa, la percezione della criminalità nella società e così via.
Secondo la classifica del Global Peace Index, il paese più pacifico al mondo sarebbe l’Islanda, seguito dalla Danimarca e dalla Nuova Zelanda. I paesi più pericolosi invece sarebbero Somalia, Afghanistan e Sudan e mentre l’area meno pacifica del mondo sarebbe il Medio Oriente. Rispetto al 2010, secondo il Global Peace Index la pace nel mondo nel 2011 è cresciuta. Sul sito Visionofhumanity.org tutti i dati sono raccolti in una mappa interattiva molto interessante che tra l’altro mette a confronto i valori dal 2007 al 2011, anno per anno.
L’Economist, a questo proposito, ha pubblicato due mappe, una relativa al Global Peace Index del 2007 e un’altra con i dati dello studio del 2012. Confrontandole si vedono differenze molto interessanti. Per esempio, nel 2007 gli Stati Uniti erano un paese meno pacifico della Cina (oggi invece entrambi i paesi sono al livello 2 nell’ordine di pericolosità da 1 a 5, in senso crescente). Per quanto riguarda l’Europa Occidentale, invece, nel 2007 i paesi più pericolosi (livello 2 come Cina e Stati Uniti) erano Francia, Regno Unito e Italia. Oggi il Regno Unito è però più pacifico (è sceso infatti al livello uno), mentre la Francia e l’Italia rimangono i paesi più a rischio in Europa Occidentale. Per quanto riguarda l’Italia, i fattori che influiscono maggiormente su questo risultato, secondo il Global Peace Index, sono la forte percezione della criminalità nella società, la possibilità di ottenere armi con facilità, il crimine violento e il potenziale militare del paese.