Ancora scontri tra musulmani e buddisti in Birmania
Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, il nodo è quello antico della minoranza "rohingya": le foto
Venerdì scorso nello stato occidentale del Rakhine, in Birmania al confine con il Bangladesh, ci sono stati alcuni gravi scontri tra buddisti e musulmani. Si parla di almeno 7 morti, 17 feriti e centinaia di abitazioni date alle fiamme. Nel Rakhine c’è ancora oggi molta tensione e il governo birmano ha imposto ieri sera lo stato di emergenza e il coprifuoco. Inoltre è stato mandato l’esercito, i negozi sono chiusi e sono state vietate riunioni pubbliche di più di cinque persone. Si teme che gli scontri interreligiosi possano espandersi anche negli altri stati del paese.
Gli scontri più gravi ci sono stati venerdì. Secondo le ricostruzioni di diversi testimoni circa mille musulmani – che in Birmania vengono chiamati “Rohingya”, una particolare comunità del paese – avrebbero attaccato i villaggi e le case dei buddisti, soprattutto nei centri di Maungdaw e Buthidaung. Secondo varie testimonianze, la spedizione punitiva sarebbe seguita al linciaggio di dieci musulmani da parte di circa trecento buddisti avvenuto lo scorso 3 giugno nella zona. Il linciaggio, a sua volta, sarebbe stato causato dallo stupro e dalla susseguente uccisione di una ragazza buddista risalente al mese scorso per cui erano stati incolpati tre musulmani del posto.
Eventi del genere sono accaduti anche in passato in Birmania, ma allora la giunta militare, quando ancora non aveva avviato il lento processo di democratizzazione del paese, era molto attenta a non far trapelare la gravità di queste notizie. I musulmani rohingya sono una comunità che in Birmania ha destato spesso preoccupazioni e problemi: il governo li considera immigrati clandestini dal Bangladesh, anche se molte famiglie hanno vissuto per generazioni in Birmania, e non li include nelle minoranze etniche del paese. Stando ai dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ci sarebbero 800mila rohingya in Rakhine (che complessivamente ha circa 4 milioni di abitanti e un tempo si chiamava Arakan).
I primi musulmani rohingya si sarebbero stabiliti nell’area del Rakhine all’inizio del VII secolo. A livello fisico, linguistico e culturale sono una comunità molto simile a quella dei bengalesi. Secondo Amnesty International i rohingya, sotto la giunta militare birmana, sono stati vittime di numerosi soprusi e violazioni dei diritti umani, tanto che tuttora ancora 20mila rohingya vivono in campi profughi nel Bangladesh. Nel 1978 circa 200mila rohingya sono fuggiti dalla Birmania verso il Bangladesh dopo diverse persecuzioni. Sabato, intorno al luogo di culto buddista Shwedagon Pagoda della capitale Yangon, centinaia di abitanti buddisti del Rakhine hanno manifestato contro i musulmani con cartelli del tipo “via i bengalesi dalla Birmania”.
foto: Soe Than WIN/AFP/GettyImages