Sette soldati dell’ONU sono stati uccisi in Costa d’Avorio
Facevano parte della missione di pace UNOCI e forse sono morti, insieme a otto civili, in un'imboscata dei combattenti fedeli all'ex presidente Gbagbo
Aggiornamento 16.05 – Secondo quanto riporta la BBC, nell’attacco in cui sono morti sette soldati di pace dell’ONU nigerini, sarebbero rimasti uccisi almeno 8 civili ivoriani.
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Ieri sera, in Costa d’Avorio, sette soldati di pace della missione delle Nazioni Unite UNOCI (United Nations Operation in Côte d’Ivoire) sono stati uccisi in un’imboscata. L’attacco si è verificato tra i villaggi di Tai e Para, al confine con la Liberia, e per il momento non è stato rivendicato da alcun gruppo della zona, anche se si pensa che a compierlo siano stati i miliziani fedeli all’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo.
Gbagbo è stato arrestato lo scorso 11 novembre dopo che non aveva riconosciuto la sua sconfitta alle controverse elezioni dell’ottobre 2010. Un portavoce dell’ONU ha detto all’agenzia di stampa AFP che si tratta del primo attacco del genere subito dai soldati dell’ONU in Costa d’Avorio.
I soldati di pace della missione UNOCI dell’ONU sono presenti in Costa d’Avorio dal 2004 per cercare di fermare la guerra civile durata diversi anni nel paese. Al momento la missione UNOCI è composta da circa 11 mila elementi, tra soldati, osservatori militari e forze di polizia. Fino a ieri, negli ultimi 8 anni, erano morti 60 soldati, 15 poliziotti, un osservatore militare e 14 collaboratori civili della missione UNOCI.
Anche dopo l’arresto di Ggabgo e la salita al potere di Alassane Ouattara, la parte occidentale della Costa d’Avorio al confine con la Liberia è rimasta molto instabile. Qui, infatti, i lealisti di Gbagbo continuano a compiere attacchi, soprattutto contro la popolazione civile. In un rapporto pubblicato mercoledì scorso, l’ONG Human Rights Watch aveva detto che dal luglio 2011 almeno 40 persone sono morte in Costa d’Avorio, soprattutto nella zona ovest del paese, a causa di attacchi dei combattenti ancora fedeli a Gbagbo, che spesso trovano rifugio in Liberia, a pochi chilometri dal confine.
Attualmente Ggagbo è detenuto all’Aia, in Olanda, e sarà il primo ex capo di Stato a essere processato dalla Corte Penale Internazionale (anche l’ex presidente liberiano Charles Taylor è stato condannato all’Aia, ma da un tribunale speciale per la Sierra Leone), visto che è accusato di essere il mandante di diversi crimini come omicidio e stupro. Gbagbo ha negato ogni responsabilità per le violenze che hanno causato la morte di tremila persone, dopo il suo rifiuto di accettare l’esito delle elezioni del 2010, vinte dal rivale Alassane Ouattara. Dopo il suo arresto, Gbagbo ha accusato la Francia di aver organizzato un complotto per rovesciarlo e si è lamentato con i giudici della Corte di essere stato ingannato riguardo al suo trasferimento all’Aia: “I miei avvocati non erano preparati”.
foto: ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images