Storia di una foto dal Vietnam
E della protagonista di una delle immagini più famose della guerra in Vietnam, scattata l'8 giugno 1972
Nel giugno del 1972 i soldati statunitensi avevano cominciato da tempo il graduale ritiro dal Vietnam meridionale, ma i combattimenti con le forze del nord comunista erano molto intensi in diverse zone. L’8 giugno, in un paesino di nome Trang Bang vicino al confine con la Cambogia (una quarantina di chilometri a nordovest di Saigon), un gruppo di cacciabombardieri Douglas A-1 Skyraider dell’aviazione sudvietnamita attaccò con le bombe al napalm in un’area che era stata attaccata da due divisioni nordvietnamite e intorno a cui si combatteva da diversi giorni.
Kim Phúc, una bambina di 9 anni che viveva a Trang Bang con la sua famiglia, si riparava da tre giorni nel tempio Cao Dai (una religione monoteista diffusa in Vietnam e fondata negli anni Venti del Novecento) quando le bombe al napalm cominciarono a cadere sulla costruzione. Per errore, i cacciabombardieri stavano sganciando le bombe incendiarie sulle posizioni dei soldati sudvietnamiti che cercavano di resistere all’attacco e su diverse costruzioni in cui si erano rifugiati i civili, tra cui il tempio. Il napalm è una sostanza acida altamente infiammabile, che venne sganciato a tonnellate nelle operazioni militari in Vietnam.
Il suo braccio sinistro prese immediatamente fuoco, mentre il suo vestito si distrusse in pochi secondi. Insieme ai suoi fratelli e ai suoi cugini scappò dal tempio e cominciò a correre – gridando “Scotta! Scotta!” – lungo la Route 1, unendosi a soldati sudvietnamiti e ad altri abitanti del villaggio che andavano verso le posizioni controllate dall’esercito sudvietnamita.
Il fotografo dell’Associated Press Huynh Cong “Nick” Ut scattò l’immagine dei bambini che correvano lungo la Route 1, vicino a soldati sudvietnamiti della 25esima divisione. Poco dopo, la bambina perse conoscenza. Ut, che allora aveva 21 anni e che aveva perso un fratello, anche lui fotografo, mentre questi era in servizio per l’Associated Press nel delta del Mekong meridionale, trasportò la bambina in auto a un piccolo ospedale. Inizialmente i medici non volevano curare la bambina, dicendo che le sue ferite erano troppo gravi, ma Ut mostrò il suo tesserino della stampa americana e lasciò l’ospedale con l’assicurazione che sarebbe stato fatto il possibile. Ut, molto scosso dall’accaduto, tornò a Saigon, sviluppò la pellicola nel suo studio e la girò ai suoi superiori dell’Associated Press.
Chi prese la decisione di diffondere la foto – contrariamente agli stretti regolamenti dell’AP che vietavano di diffondere foto di nudi, a maggior ragione di una bambina nuda – fu Horst Faas, capo dei fotografi dell’Associated Press nel Sudest asiatico, premio Pulitzer nel 1965 per le sue foto dal Vietnam e poi in quello stesso anno, nel 1972, per un reportage in Bangladesh. Faas, che visse a Saigon fino al 1974 e che è morto lo scorso 11 maggio a 79 anni, decise anche la diffusione di un’altra delle immagini più famose della guerra in Vietnam: quella che mostra il generale della polizia di Saigon, Nguyen Ngoc Loan, sparare alla testa di un prigioniero vietcong.
La foto venne pubblicata nei giorni successivi in molti dei principali quotidiani statunitensi – in prima pagina sul New York Times del 9 giugno, con il bordo destro tagliato, in cui c’era un fotografo – e fece molta impressione nell’opinione pubblica. I giornali raccontarono anche il seguito della sua storia e come Kim Phúc sopravvisse all’attacco (qui un trafiletto di tre giorni dopo, sul New York Times) tanto che negli anni successivi si arrivò a dire, esagerando, che potesse aver contribuito a far finire la guerra. L’immagine – con cui Ut vinse un premio Pulitzer nel 1973 – fa parte di una serie di altre sei fotografie pubblicate da Associated Press e scattate quello stesso giorno da Ut.
Nell’immagine più celebre, oltre a Kim Phúc, compaiono a sinistra Phan Thanh Tam, fratello minore di Kim Phúc, che perse un occhio nell’attacco, il fratello più piccolo dei due Phan Thanh Phouc, e a destra della bambina i suoi due cugini Ho Van Bon e Ho Thi Ting.
Esiste anche un video che ritrae la scena: venne girato da Le Phuc Dinh e Alan Downes (1938-1996), un cameraman inglese tra i fondatori di Independent Television News (ITN).
Attenzione. Il video contiene immagini forti.
Quello che successe dopo alla bambina ritratta nella foto è stato raccontato in un pezzo di AP pubblicato pochi giorni fa, in occasione dell’anniversario della foto. Un altro giornalista, Christopher Wain, corrispondente dell’ITN che era stato tra i soccorritori della bambina ai margini della Route 1, rintracciò Kim Phúc e insistette perché venisse trasferita in un ospedale gestito dagli americani, l’unico posto a Saigon dove le sue gravi ferite potevano essere trattate.
Il trenta per cento del suo corpo aveva subito ustioni di terzo grado, che le hanno lasciato grandi cicatrici su tutta la schiena e sul braccio. Phúc venne dimessa dall’ospedale 13 mesi dopo l’attacco e tornò nel suo piccolo villaggio, diventando una celebrità tra i suoi abitanti – che avevano saputo della pubblicazione della foto – ma rimanendo quasi del tutto sconosciuta per il resto del mondo, eccetto qualche visita dei giornalisti e dei fotografi che l’avevano aiutata. Alla fine di aprile del 1975 la guerra del Vietnam finì e con essa le visite, dato che tutto il Vietnam meridionale venne occupato dalle forze del nord comunista.
Phúc iniziò a studiare medicina, con il progetto di diventare un medico, ma i leader del Vietnam del Nord scoprirono che la protagonista della foto nel frattempo diventata uno dei simboli della guerra era ancora nel paese: per diversi anni, costretta ad abbandonare la scuola, la ragazza fece da guida turistica e da simbolo vivente in tour guidati per i giornalisti stranieri, sotto lo stretto controllo dei responsabili della propaganda del regime nordvietnamita.
Nel 1982, Phúc poté andare in Germania Ovest per essere curata, grazie all’interessamento di un giornalista straniero. Anche il primo ministro vietnamita Phạm Văn Đồng si interessò alla sua storia, conobbe personalmente la ragazza e permise che Phúc andasse a studiare a Cuba. Qui Phúc conobbe un giovane ragazzo vietnamita: si sposarono nel 1992. Dopo il viaggio di nozze a Mosca, decisero di abbandonare i paesi comunisti e scapparono in Canada, durante una sosta per il rifornimento del carburante dell’aereo che li riportava a Cuba.
A metà degli anni Novanta i mezzi di comunicazione occidentali la riscoprirono e ricominciarono a occuparsi di lei. Kim Phúc ha acconsentito a parlare della sua storia, su cui è stato fatto un documentario ed è stato scritto un libro uscito nel 1999, tenendo diversi incontri e conferenze insieme a Nick Ut, con cui ha sempre cercato di restare in contatto dal 1972 e che la chiama affettuosamente “mia figlia” nonostante tra loro ci siano solo 12 anni di differenza. Oggi Kim Phúc vive nella città di Ajax, nei pressi di Toronto, con suo marito e i suoi due figli. È una cittadina canadese e ha fondato nel 1997 una fondazione che aiuta i bambini feriti in guerra.