La storia di Brian Banks
Un giocatore di football americano condannato per stupro - e innocente - è stato scagionato grazie a un investigatore privato e una manovra da film
Un investigatore privato statunitense, Freddie Parish, ha raccontato in un’intervista all’NBC4 I-Team in che modo è riuscito a scagionare l’ex giocatore di football Brian Banks da una condanna per stupro.
Banks, che ora ha 26 anni, era stato condannato nel 2003 per aver stuprato una compagna di scuola, Wanetta Gibson. All’epoca Banks era uno studente del Long Beach Polytechnic, in California, e grazie alla sua bravura nel football aveva vinto una borsa di studio per la University of Southern California. Era considerato una delle migliori promesse del football universitario, con buone possibilità di entrare nella National Football League, la più importante lega professionistica di football. La sua carriera però venne interrotta da una condanna per stupro. Pur dichiarandosi sempre innocente e respingendo le accuse di Wanetta Gibson, Banks accettò un patteggiamento per evitare i 41 anni di prigione a cui andava incontro: fu condannato a cinque anni di carcere più altri cinque di libertà vigilata, che ottenne nel 2007. I suoi spostamenti erano monitorati grazie a un dispositivo GPS attaccato alla caviglia.
Un anno fa decise di rivolgersi a Freddie Parish, che dirige la Vantage Point Investigations. Wanetta Gibson aveva inviato a Banks una richiesta di amicizia su Facebook, dicendo di volersi lasciare il passato alle spalle. Parish organizzò un piano per strappare una confessione a Gibson e dimostrare l’innocenza di Banks. «Non avevo alcun dubbio che questo ragazzo era innocente», ha spiegato Parish, che conosce Banks da quando giocava insieme a suo figlio Freddie al politecnico di Long Beach.
Parish riempì il suo ufficio di telecamere e microfoni nascosti e consigliò a Banks di invitare Gibson nell’ufficio per parlare con lei del passato. Gibson accettò l’invito, incontrò Banks e ammise che «Non era vero niente». Allora Banks le chiese di scagionarlo per aiutarlo ad andare avanti con la sua vita. Gibson rispose di volerlo aiutare ma di non voler restituire il milione e mezzo di dollari che la sua famiglia aveva ricevuto come risarcimento dal distretto scolastico di Long Beach. Su consiglio di Parish, Banks chiese alla ragazza di incontrarla nuovamente il giorno dopo insieme all’investigatore. Durante quel successivo incontro Parish – mentre le telecamere stavano registrando – chiese a Gibson se Banks l’avesse violentata. «No, non mi ha violentata», rispose Gibson. «Ti ha costretta?» «No».
A quel punto gli avvocati del California Innocence Project, un’associazione che cerca di scagionare i detenuti condannati ingiustamente, presentarono a una corte di Long Beach la cassetta con la confessione di Gibson. Il 24 maggio scorso, grazie alla nuova prova, un giudice ha scagionato Banks, che è tornato subito in libertà. «Ci sono stati momenti in cui ero davvero arrabbiato e vendicativo», ha detto Banks, «ma ora so che è stato meglio per me cercare di andare avanti e provare a migliorarmi. Fa male solo a me continuare con quel tipo di energia negativa». Banks ha anche detto di voler girare un documentario sulla sua vita e di voler provare a giocare a football da professionista.
Foto: Brian Banks, al centro, con il padre Jonathan e la madre Leomia all’uscita della corte in cui è stato scagionato, 24 maggio 2012 (AP Photo/Nick Ut)