Il nuovo accordo sul trattato di Schengen
In "circostanze eccezionali" la convenzione potrebbe essere temporaneamente sospesa e i controlli sui confini interni ripristinati
I ministri degli Interni dei paesi che fanno parte dell’area Schengen (quelli dell’Unione europea e gli altri quattro paesi membri: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) hanno raggiunto oggi all’unanimità un accordo per introdurre una modifica al trattato con la possibilità di ripristinare controlli temporanei alle frontiere interne in caso di eccessivi flussi migratori.
Si tratterebbe dunque, in “circostanze eccezionali”, di una sospensione del trattato di Schengen, che prevede il regime di libera circolazione per i cittadini degli Stati firmatari (l’Italia ha aderito nel 1990). Per il ripristino dei controlli sui confini interni è stata prevista una durata di sei mesi prolungabile per altri sei mesi. Già prima dell’accordo di oggi ogni stato che aveva sottoscritto la convenzione poteva sospenderne l’uso per un periodo molto limitato e per specifici motivi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico: ad esempio, un vertice internazionale.
Alla decisione di oggi si è arrivati soprattutto dopo il 2011 quando l’Italia aveva dovuto gestire un’ondata di migranti dal Nord Africa: per risolvere la crisi il governo Pdl-Lega aveva a quel tempo concesso ai nuovi arrivati un permesso di soggiorno di sei mesi e quindi la possibilità di muoversi nell’area Schengen. La Francia si era opposta e aveva chiuso la frontiera di Ventimiglia. Oggi, è la situazione al confine tra Turchia e Grecia a preoccupare con un eventuale flusso di migranti dovuto alla crisi.
Il testo su cui oggi i ministri degli Interni hanno raggiunto l’accordo escluderebbe però il Parlamento europeo dalle procedure di verifica e controllo dell’applicazione del trattato stesso. Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha commentato dicendo che si è trattato di un «comportamento controproducente: la decisione presa durante il Consiglio dei ministri della giustizia ed affari interni europei di escludere il Parlamento europeo dalla procedura di codecisione prevista per la valutazione e il monitoraggio del trattato di Schengen rappresenta l’ennesima inaccettabile prepotenza dei governi».