Il massacro di al-Qubayr in Siria
Secondo l'opposizione, i gruppi che sostengono il regime avrebbero ucciso almeno 86 persone: il governo dice che il "brutale crimine" è opera di "terroristi"
Gli attivisti dell’opposizione siriana al regime del presidente Bashar al Assad hanno denunciato un nuovo massacro da parte dei gruppi a favore del governo, sostenuti dalle stesse forze di sicurezza, in un villaggio nel governatorato di Hama dove sarebbero state uccise decine di persone. Gli attacchi si sarebbero verificati ieri nel villaggio di al-Qubayr e, stando alla rete di attivisti sul posto e all’Osservatorio per i diritti civili in Siria (SOHR), avrebbero causato la morte di almeno 86 persone. Come già avvenuto in passato, il governo siriano ha confermato che ci sono state gravi violenze ma ha respinto le accuse dicendo di non aver avuto alcun ruolo nel massacro. Con un comunicato, il regime ha parlato di un “brutale crimine nella regione di Hama da parte di un gruppo di terroristi” che ha causato la morte di nove persone.
Le Nazioni Unite stanno indagando su quanto accaduto a al-Qubayr, ma fino a ora non hanno avuto elementi a sufficienza per confermare la versione degli attivisti o quella del regime sulle morti ad al-Qubayr. Il responsabile del dipartimento per le operazioni di pace, Kieran Dwyer, ha inviato sul posto alcuni osservatori. Secondo gli attivisti, i fatti di ieri ricorderebbero per le modalità in cui si sono svolti il massacro di Hula di fine maggio, in cui morirono almeno 88 persone. Alcuni membri dell’opposizione siriana hanno spiegato ad al-Jazeera che il regime di Bashar al Assad sta cercando di aumentare l’atmosfera di terrore e intimidazione, allo scopo di piegare l’opposizione.
L’attivista Mousab al-Hamadee ha detto che i gruppi a favore del regime insieme con le forze di sicurezza siriane si sarebbero fatti strada verso al-Qubayr con alcuni carri armati e lanciando granate. “Molti abitanti del villaggio sono stati bruciati vivi nelle loro case, altri sono stati massacrati con i coltelli in modi terribili” ha spiegato l’attivista, aggiungendo anche che tra le persone uccise ci sarebbero donne e bambini come era già avvenuto a Hula.
(La prima pagina del Times di oggi, sulla Siria)
I rappresentanti di diversi stati occidentali e dei paesi arabi si sono intanto incontrati a Istanbul, in Turchia, per discutere la situazione in Siria e trovare una soluzione alla crisi che da mesi interessa il paese. Gli Stati Uniti chiedono un trasferimento di poteri che preveda la fine del regime di Bashar al-Assad, l’istituzione di un governo provvisorio e successivamente nuove elezioni democratiche per consentire ai siriani di esprimere in libertà il loro voto. La Russia vorrebbe invece guadagnare tempo, organizzando una conferenza sulla situazione siriana in cui includere anche i rappresentanti dell’Iran, uno dei più importanti sostenitori del regime in Siria. La proposta non piace però a Francia e Regno Unito, secondo cui la presenza dell’Iran potrebbe complicare le cose e portare a un ulteriore stallo nelle trattative.
Ieri un gruppo di attivisti nel Qatar ha comunicato di aver ottenuto un fondo di circa 300 milioni di dollari da parte di un uomo d’affari siriano, che vive all’estero, per sostenere la causa dell’opposizione a Bashar al Assad. Circa 150 milioni sarebbero già stati spesi, soprattutto per finanziare le forze che lottano contro i gruppi a sostegno del regime e l’esercito. In diverse aree del paese continuano infatti gli scontri tra oppositori e forze leali al regime. Ieri sono morte almeno sei persone nel bombardamento di alcune città nel governatorato di Latakia, verso il confine con la Turchia. Negli scontri di martedì scorso sono invece morte almeno trenta persone.
foto: la foto diffusa da un attivista il 4 giugno di un carro armato
rimasto danneggiato negli scontri dei giorni scorsi in Siria (AP Photo/Edlib News Network ENN)