Manifestazioni e scontri in Ucraina
Dopo la spettacolare rissa in Parlamento di qualche giorno fa, è stata votata in prima lettura una contestata legge sulla lingua russa: le foto delle manifestazioni
Il Parlamento dell’Ucraina ha votato oggi a favore di una legge che equipara la lingua russa a quella ucraina: la legge non è ancora definitivamente approvata, dato che dovrà superare una seconda lettura. La legge è molto controversa. L’opposizione dice che il partito del presidente Viktor Yanukovich vuole utilizzarla per garantirsi il sostegno dei molti elettori russofoni in vista della campagna elettorale – in ottobre si vota per rinnovare il Parlamento – e che la norma minaccia la sovranità del paese, mantenendolo nella sfera d’influenza della Russia. Il governo ricorda invece che il russo è la madrelingua della maggioranza delle persone che vivono nell’est e nel sud del paese (e lo stesso Yanukovich è di madrelingua russa).
La legge, dovesse entrare in vigore, garantirebbe alle regioni russofone e ai loro cittadini il diritto di comunicare in russo invece che in ucraino: nelle scuole, negli ospedali, nella pubblica amministrazione in generale. Inoltre, gli abitanti delle regioni russofone durante i concorsi pubblici non dovranno più dimostrare di avere un’adeguata conoscenza della lingua ucraina.
La settimana scorsa, durante la discussione parlamentare della legge, un gruppo di parlamentari di opposizione aveva occupato il podio della presidenza in segno di protesta e per fare ostruzionismo, dando inizio a una rissa violenta e spettacolare con alcuni parlamentari della maggioranza.
Stavolta un gruppo di deputati eletti nelle regioni russofone hanno formato un cordone intorno alla presidenza, per permettere alla discussione e al voto di proseguire. C’è stato comunque molto movimento fuori dal Parlamento, dove diverse migliaia di manifestanti di opposizione si sono accalcati e sono stati respinti dalle forze dell’ordine. Si è tenuta anche una più piccola manifestazione di sostenitori della legge, che avevano cartelli con slogan come “Due lingue, un paese” e “I nostri figli hanno il diritto di studiare nella loro lingua”.