La nazionale tedesca ad Auschwitz
Le foto di una visita che nelle ultime settimane aveva causato molte polemiche, ma che la federazione calcistica tedesca, dopo alcune resistenze, ha deciso di fare
Ieri una delegazione della nazionale di calcio tedesca si è recata in visita al campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia, a pochi giorni dall’inizio degli Europei che si terranno quest’anno in Ucraina e, appunto, Polonia. Oltre all’allenatore della nazionale Joachim Löw e al team manager Oliver Bierhoff (ex Milan e Udinese), tra i giocatori più famosi che hanno visitato il campo c’erano il capitano Philip Lahm e i due attaccanti di origine polacca Miroslav Klose (che gioca in Italia, nella Lazio) e Lukas Podolski. Il presidente della federazione calcistica tedesca (Deutsche Fußball-Bund, DFB) Wolfgang Niersbach ha detto che la visita è stata “un dovere e un impegno di grande responsabilità” contro l’antisemitismo, il razzismo e l’intolleranza.
La visita della nazionale tedesca ad Auschwitz è stato un tema molto discusso nelle scorse settimane in Germania. Inizialmente, la Federazione calcistica tedesca si era mostrata molto riluttante nei confronti della proposta lanciata da Dieter Graumann, presidente della comunità ebraica in Germania. Graumann aveva detto che la nazionale tedesca si sarebbe dovuta recare ad Auschwitz perché la sua visita sarebbe stato un modo molto potente per ricordare il genocidio nazista e combattere l’antisemitismo, ma anche perché, aveva aggiunto Graumann, i giovani calciatori tedeschi “non hanno certo colpa di quanto successo, ma portano comunque la responsabilità” del paese. Questa idea era stata piuttosto criticata dalla stampa tedesca: lo Spiegel, per esempio, aveva pubblicato un commento di Henryk M. Broder, 65 anni, uno dei più famosi scrittori tedeschi di religione ebraica, molto critico nei confronti di Graumann e della sua proposta.
(Il governo polacco se la prende con Obama)
C’è da dire che da qualche anno la nazionale di calcio tedesca già partecipa o organizza eventi per ricordare la tragedia dell’Olocausto. Dal 2005, per esempio, la DFB ha istituito il “Julius Hirsch Preis”, un riconoscimento che ogni anno viene assegnato a persone, iniziative e organizzazioni impegnate “nella difesa della democrazia, dei diritti umani e delle minoranze” (Julius Hirsch era un calciatore della nazionale tedesca ucciso nel 1943 ad Auschwitz perché ebreo). Le nazionali di calcio minori, inoltre, si recano spesso allo Yad Vashem, il memoriale ufficiale delle vittime dell’Olocausto vicino a Gerusalemme, mentre l’ex presidente della DFB, Theo Zwanziger, ha ricevuto nel 2009 il “Leo Baeck Preis” proprio dal Consiglio centrale degli ebrei in Germania. Nel 1997, invece, la nazionale tedesca allenata da Berti Vogts era andata a Yad Vashem in una storica visita, che comunque aveva generato qualche polemica per come giornalisti e fotografi avevano descritto l’evento.