La nascita della Repubblica, a Donnafugata
Nel terzo capitolo del romanzo Il Gattopardo, pubblicato postumo nel 1958 dalla casa editrice Feltrinelli, Giuseppe Tomasi di Lampedusa racconta il plebiscito per l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia a Donnafugata, il paesino siciliano che è uno dei luoghi di ambientazione del romanzo. “Egli” è don Fabrizio, il nobile siciliano protagonista del romanzo, che ripensa ai risultati del referendum nel paesino, ricordati qualche riga sopra: “iscritti 515; votanti 512; sí 512; no zero” (mentre nelle – bellissime – pagine prima è chiaro che più di qualcuno aveva votato “no”). Come accadde nel 1946 per il referendum tra monarchia e repubblica, ci furono accuse e polemiche in parte dell’opinione pubblica per brogli elettorali e irregolarità nel voto.
L’Italia era nata in quell’accigliata sera a Donnafugata; nata proprio lí, in quel paese dimenticato, altrettanto quanto nella ignavia di Palermo e nella agitazione di Napoli; una fata cattiva però, della quale non si conosceva il nome, doveva esser stata presente; ad ogni modo era nata e bisognava sperare che avrebbe potuto vivere in questa forma: ogni altra sarebbe stata peggiore. D’accordo. Eppure questa persistente inquietudine qualcosa significava; egli sentiva che durante quella troppo asciutta enunciazione di cifre, come durante quei troppo enfatici discorsi, qualche cosa, qualcheduno era morto, Dio solo sapeva in quale andito del paese, in quale piega della coscienza popolare.