Gli ultimi 56 giorni di Borsellino: 2 giugno 1992

Dal libro di Enrico Deaglio, la cronologia degli avvenimenti tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio

Il nuovo libro di Enrico Deaglio – Il vile agguato (Feltrinelli) – è dedicato alle indagini sulla strage di via D’Amelio a Palermo in cui fu ucciso il magistrato Paolo Borsellino assieme a cinque agenti della sua scorta, il 19 luglio 1992. Il libro si conclude con una “succinta cronologia degli ultimi cinquantasei giorni di vita di Paolo Borsellino, compresi avvenimenti che avevano a che fare con lui, ma di cui non era a conoscenza”. Il Post pubblicherà in sequenza, assieme al secondo capitolo del libro, la successione di quegli eventi, a vent’anni di distanza.

Martedì 2 giugno
Nonostante sia il bersaglio annunciato, per Paolo Borsellino le misure di sicurezza non vengono aumentate. Il piano per la sua protezione si limita a registrare i suoi spostamenti abitudinari: il palazzo di giustizia, l’abitazione di via Cilea, la casa al mare a Villagrazia di Carini, la chiesa di Santa Luisa di Marillac, dove va a pregare, il palazzo di via D’Amelio 21, dove va a trovare la madre. Non viene istituita una zona di rimozione delle auto parcheggiate in via d’Amelio, né viene fatta una ricognizione nel condominio; non vengono prese misure di protezione per i familiari del giudice.
Sicuramente Borsellino non amava la vita scortata, ma sicuramente la sua scorta chiese di potenziare la protezione. Subito dopo la strage, alcuni condomini dissero di aver denunciato movimenti di “gente strana”, e la famiglia Borsellino interferenze e disturbi sulla linea telefonica. Il vicequestore Arnaldo La Barbera, agli inizi di giugno, compì però di persona un sopralluogo scoprendo alcuni cunicoli nascosti sotto il manto stradale con “tracce di presenze recenti”.