Chi stampa gli euro?
Qualcuno di quelli che avete in tasca, ad esempio, potrebbe venire dal Regno Unito
Venerdì, durante l’assemblea dei gruppi parlamentari del PdL al palazzo della Camera dei Deputati a Montecitorio, Silvio Berlusconi aveva lanciato una proposta che è stata molto ripresa e commentata, ovvero “che la Banca d’Italia stampi euro oppure stampi la nostra moneta”. La proposta si può leggere sul profilo Facebook ufficiale di Berlusconi, che la definisce “idea pazza”.
Il motivo principale per il quale non può essere presa sul serio è che le banche centrali dei paesi dell’Unione Europea, pur stampando effettivamente una certa quantità di banconote, non lo fanno in maniera autonoma. Al di là dell’uscita di Berlusconi, è l’occasione per vedere chi e come stampa le nostre banconote, quante ce ne sono in circolazione, e perché qualcuna di quelle che abbiamo in tasca potrebbe essere stata stampata nel Regno Unito (e come fare a riconoscerle).
Chi stampa gli euro
La Banca Centrale Europea decide la quantità delle banconote da stampare nella zona di circolazione dell’Euro, ma fisicamente la maggior parte delle banconote in circolazione vengono stampate dalle banche nazionali degli stati membri, o da stampatori privati autorizzati. Attualmente ci sono 17 stampatori che sono formalmente autorizzati a stampare le banconote, anche se soltanto 14 sono effettivi: chi potrebbe stampare ma non lo fa sono le banche centrali di tre paesi che fanno parte dell’UE ma non hanno la moneta unica, ovvero Regno Unito, Svezia e Danimarca.
Ognuno dei produttori ha una lettera di riferimento che è quella iniziale del codice alfanumerico di identificazione della banconota, stampato in piccolo sul fronte (nella parte centrale, in basso a sinistra). Questo codice è formato da sei caratteri (2 lettere e 4 numeri, per esempio L064E3) e non è da confondere con il numero di serie, che è quello scritto più grande nel retro e che è composto da 1 lettera e 11 cifre. La prima lettera del codice indica lo stabilimento di produzione della banconota, mentre i successivi numeri e l’altra lettera indicano la posizione che la banconota aveva nel foglio originale, da cui poi è stata tagliata.
Oltre alle banche centrali di alcuni de paesi membri dell’Unione Europea (Francia, Italia, Germania, Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Belgio), le banconote dell’euro vengono stampate anche da aziende private, come la britannica De la Rue (che stampa per Finlandia, Portogallo, Olanda e Irlanda) o la francese F. C. Oberthur (Slovacchia, Malta, Cipro, Slovenia, Finlandia, Olanda, Francia e Germania). Lo stato che fa stampare la banconota è indicato dalla prima lettera che compone il numero di serie (la S, ad esempio, indica l’Italia).
Il “ciclo” dei contanti
Sul sito della Banca Centrale Europea il ciclo di vita delle banconote viene descritto in questo modo:
Le banconote seguono un percorso definito nell’economia. Le banche commerciali le ordinano alle proprie banche centrali che gliele inviano. La popolazione le utilizza nei negozi, nei mercati e in ogni altro punto vendita, i quali, a loro volta, li depositano nelle banche commerciali. Le banche, poi, le inviano di nuovo alle rispettive banche centrali che ne controllano la validità e lo stato, prima di rimetterle in circolazione.
Nel caso in cui una banconota non sia più nelle condizioni ottimali per circolare, spiega ancora la Banca Centrale Europea sul proprio sito, questa viene riconosciuta dalle banche centrali attraverso delle macchine automatiche che ne controllano le condizioni. Queste banconote, danneggiate o usurate, vengono rimpiazzate con banconote nuove dalle banche centrali, che provvedono a distruggere le banconote ritirate.
foto: PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images