10 risposte sul terremoto in Emilia
Quanto è grave la situazione? Perché fino al 2003 le zone colpite non erano nelle mappe sul rischio sismico? Giovanni Caprara scioglie qualche nodo sul Corriere
Giovanni Caprara risponde sul Corriere della Sera a dieci domande sulle cause del terremoto e su che cosa è possibile prevedere in questi casi, dicendo anche che «è impossibile dire una parola scientificamente credibile sul futuro» e che «l’unica misura è la prevenzione nel costruire». Le domande e le risposte sono state redatte con l’aiuto di Claudio Carabba dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).
1 Il cuore della Val Padana da dieci giorni continua a tremare con un’intensità inaspettata. Che cosa sta succedendo?
Dal 20 maggio si sono registrate sei scosse con una magnitudo superiore ai cinque gradi della scala Richter, due delle quali hanno sfiorato i sei gradi. Il «fronte attivo » con gli ultimi terremoti di martedì si è allungato verso ovest di una decina di chilometri e ora si sviluppa su un territorio esteso oltre cinquanta chilometri in parallelo con il fiume Po. Le faglie che si sono create corrono dunque da Est a Ovest. Tutta l’energia finora sprigionata, hanno calcolato gli scienziati, resta comunque inferiore a quella emersa dal terremoto de L’Aquila.
2 Tante scosse violente, significa che la situazione è grave?
Al contrario; la loro manifestazione unita a tanti altri piccoli sismi, dimostra che nel sottosuolo si è creata una frammentazione della struttura geologica. E questa ha evitato una rottura simultanea dell’intera struttura la quale avrebbe potuto causare un terremoto ben più forte.
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– Le cause del terremoto in Emilia
foto: Alessandro Fiocchi – LaPresse