L’arresto di Ponzellini
Di che cosa è accusato il capo di Impregilo e perché nell'ordinanza il gip cita anche La Russa, Romani, Santanché e Paolo Berlusconi
di Davide Illarietti
Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo Spa ed ex presidente di Banca Popolare di Milano, è finito oggi agli arresti domiciliari assieme al collaboratore Antonio Cannalire (imprenditore nel settore delle slot machine) nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su un finanziamento da 148 milioni di euro erogato da BPM alla società Atlantis/BPlus, collegata al clan mafioso di Nitto Santapaola. Le persone indagate sono in tutto sei, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione, appropriazione indebita, emissione di fatture per operazioni inesistenti e riciclaggio. Tra questi c’è anche l’ex direttore generale di BPM Enzo Chiesa e il deputato del PdL Marco Milanese, già ufficiale della Guardia di Finanza e consulente dell’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti.
Secondo gli inquirenti, nel 2009 Ponzellini avrebbe erogato indebitamente dei finanziamenti in favore di diverse società, con il sostegno di una «associazione affaristica criminale» coltivata all’interno della Banca, dietro pagamento di tangenti per circa 5,7 milioni di euro. L’intermediario con gli imprenditori era il suo “braccio destro” Antonio Cannalire, al quale si sarebbe rivolto Francesco Corallo, figlio di Gaetano, esponente del clan mafioso siciliano di Nitto Santapaola. Per l’approvazione del finanziamento di 148 milioni ad Atlantis, società di videopoker facente capo a Corallo con ramificazioni offshore nelle Antille Olandesi, Ponzellini si sarebbe speso «personalmente in maniera del tutto anomala» e in violazione delle norme anti-riciclaggio.
Nell’ordinanza applicativa dell’arresto di Ponzellini, il giudice per le indagini preliminari scrive che “le pratiche introdotte da Cannalire riguardano diversi soggetti legati in qualche modo a personalità di rilievo del mondo politico-istituzionale”. Tra gli altri ci sarebbe anche Paolo Berlusconi, fratello dell’ex presidente del Consiglio. Che avrebbe chiesto un finanziamento “impossibile”, come lo definisce il capo della divisione crediti BPM in un’intercettazione telefonica “come anticipo su utili che ci saranno forse in società”. Eppure, scrive il gip, “gli affidamenti a Berlusconi sono stati concessi”.
Anche Ignazio La Russa avrebbe chiesto “un interessamento personale a Ponzellini” riguardo una pratica di finanziamento per la società Quintogest. «Chiamo io Massimo, vedrai che è facile», avrebbe detto l’ex ministro a un manager della società, che gli chiedeva di intercedere presso la banca. Ma Cannalire avrebbe anche “ricevuto sollecitazione dall’allora ministro Paolo Romani” per un finanziamento da 500 mila euro per un canale televisivo. Un’altra richiesta di finanziamento, per la società Visibilia Srl, sarebbe stata “veicolata a Cannalire dall’on. Daniela Santanchè” la quale, continua il Gip “mostra di avere con lui un rapporto di notevole confidenza”.
Milanese, invece, all’epoca dei fatti sottosegretario al ministero dell’economia di Tremonti, è indagato per corruzione, in quanto si sarebbe speso da relatore parlamentare per l’introduzione di una legge sul gioco d’azzardo favorevole a Francesco Corallo e alla sua Atlantis. La norma (legge 39 del 28 aprile 2009) era teoricamente rivolta ad aiutare la popolazione terremotata dell’Abruzzo ma in realtà autorizzava l’utilizzo nei locali pubblici delle macchine videopoker. Parte del testo sarebbe stato redatto da uno studio di consulenze di Roma, su commissione dello stesso Corallo, attualmente latitante. Di Corallo si era parlato ai tempi dello scontro politico tra Fini e Berlusconi, due anni fa.
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