Una cortese indifferenza prevarrà
Michele Serra si domanda se non ci sia una sopravvalutazione romana nei confronti delle vicende in Vaticano, "una prestigiosa ma polverosa istituzione, tipo i Lincei o la Crusca"
Nella sua rubrica di martedì su Repubblica, Michele Serra sembra non condividere l’enfasi dei media sulla rilevanza concreta delle storie di questi giorni che riguardano il Vaticano.
La vera domanda, attorno ai cosiddetti misteri vaticani, è quanto ancora possono incidere, i maneggi e le lotte intestine di quegli anziani prelati, sulla vita della società italiana. Nel resto del mondo il loro peso politico è ormai vicino allo zero: la stampa estera ne parla, in genere, con divertito esotismo, come se noi parlassimo degli intrighi alla corte del marajah. Del resto, sela Chiesa romana avesse inteso – anche solo per marketing – coronare l’avvento di due papi stranieri concedendo più potere e visibilità ai porporati d’Asia, d’Africa e delle Americhe, forse il mondo la considererebbe quell’istituzione internazionale che pretende di essere. Invece, così come stanno le cose, con quel Bertone che si occupa soprattutto dell’Udc, si capisce che “romana” vuol dire proprio romana, soltanto romana.
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