Catricalà e la riforma del CSM
Il sottosegretario ha scritto a Repubblica per spiegare che cosa è successo con la contestata - e già ritirata - bozza di riforma dei controlli disciplinari sui magistrati
Due giorni fa, il 27 maggio, era circolato sulla stampa il contenuto di una bozza di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che avrebbe dato il controllo disciplinare sui magistrati – oggi esercitato in autonomia dagli stessi magistrati – a delle commissioni composti da membri laici in numero pari o superiore ai membri togati. Ci sono state molte proteste da parte dei sindacati dei magistrati, il sottosegretario Catricalà si è assunto la paternità del testo dicendo che si trattava solo di una bozza di studio, il presidente del Consiglio ha comunque stoppato le norme. Oggi la questione arriva sulle pagine di Repubblica con una lettera dello stesso Catricalà, a cui risponde l’avvocato Gianluigi Pellegrino.
CARO Direttore, è giusto, come richiede il Suo giornale, che chi riveste responsabilità pubbliche debba rispondere agli interrogativi che la stampa gli rivolge in merito al suo operato. Di buon grado Le scrivo quindi questa lettera, restando a disposizione se qualche punto dovrà essere ancora chiarito. L’estensore delle bozze di norme sulle procedure disciplinari nelle magistrature e nelle libere professioni sono io.
Queste proposte erano contenute in un testo divari articoli legati da un unico filo conduttore: merito, trasparenza e responsabilità in vari settori, dall’istruzione, alla giustizia, al mercato, al diritto d’autore. Il pacchetto di cui mi assumo la responsabilità è stato elaborato dallo stesso gruppo di studio che ha scritto molte norme del Salva Italia (tra le quali il dimezzamento dei consigli delle Autorità, il divieto di cumulo di incarichi nelle banche e nelle assicurazioni, la trasformazione delle province in enti di secondo grado) e il 50% delle norme del decreto Liberalizzazioni (tra tutte vorrei ricordare quella sulla società semplificata per i giovani). Non tutte le norme all’epoca proposte furono approvate dal Presidente del Consiglio, anche se per indiscrezioni molte di esse erano comparse sui giornali. Nello stesso modo il gruppo ha predisposto il pacchetto Merito e ha iniziato le consultazioni dei ministeri interessati, il Presidente Monti, da me avvertito, ritenne inopportuna la proposta sul CSM e il Ministro della Giustizia sollevò una questione di praticabilità costituzionale della riforma e il testo per quella parte fu archiviato.
(continua a leggere sulla rassegna stampa della Corte dei Conti)