La storia del portiere che ha fatto retrocedere la sua squadra, per onestà
È successo un mese fa, la Stampa lo racconta oggi: Giuseppe Gambaiani, seconda categoria, ha fatto notare all'arbitro un gol che non aveva visto
Circa un mese fa, lo scorso 2 maggio, Giuseppe Gambaiani, portiere della squadra di calcio del Tuttavista (di Galtellì, in provincia di Nuoro), ha ammesso all’arbitro che, su un tiro della squadra avversaria, la palla aveva superato la linea di porta di circa mezzo metro. Un classico caso di “gol fantasma”. L’arbitro ha dato il gol dopo l’ammissione del portiere e a causa di quella rete il Tuttavista è retrocesso in terza categoria (anche se al momento del gol mancava ancora mezz’ora alla fine della partita, c’erano ancora speranze di cambiare il risultato). La Stampa ne racconta la storia oggi.
Sessantesimo minuto del secondo tempo, Cala Gonone-Tuttavista 1 a 0, sinistro forse non irresistibile da venti metri di Argiolas, punta del Cala Gonone.
Giuseppe Gambaiani il numero 1 del Tuttavista, squadra di II categoria di Galtellì, si allunga ma la palla supera la linea bianca di mezzo metro.
Gol o non gol? L’arbitro non vede e i guardalinee sono parcheggiati al centro del campo dall’inizio della partita. La vicinanza del guardalinee al punto più lontano dallo svolgimento dell’azione dimostra che, a tutti i livelli e in tutte le categorie, nel calcio italiano quando si comincia a credere di sapere cosa stia succedendo bisogna stare particolarmente in guardia.
Gol o no? Il bomber del Gonone va dall’arbitro: «E’ gol, perché non se lo fa dire dal portiere?», ma non riuscendo a nascondere bene il disappunto si fa espellere, stessa sorte tocca a un suo compagno di squadra. Decimato il Cala Gonone, per puro autolesionismo l’arbitro chiede conferma al portiere Gambaiani: «Era gol?».
Ignorando la predica che gli fa sempre il compagno di squadra Paolo Solinis, detto Ciccio, caustico bomber di sfondamento del Tuttavista («Non confessare mai»), e divorato dai sensi di colpa Gambaiani si mette nei guai da solo: «Era gol». L’arbitro, Senes di Macomer, più che dai sensi di colpa divorato dallo stupore, non si fida e se lo fa ripetere.