La scomparsa di Roberta Ragusa

Dal 13 gennaio si sono perse le tracce di una donna, vicino a Pisa: il marito è indagato ma fin qui senza grandi elementi, racconta Goffredo Buccini

Goffredo Buccini sul Corriere della Sera di oggi racconta della scomparsa di una donna di Pisa della quale il 13 gennaio scorso si sono perse le tracce: non si trova lei, non si trova niente che possa indicare dove si trova e se è ancora viva. C’è un’inchiesta, il marito è indagato, ma per il momento non ci sono prove o elementi in qualche modo chiarificatori.

SAN GIULIANO TERME (Pisa) – Giardinetti di via Abba, alle cinque della sera l’orrore sembra lontano. Bambini che strillano indemoniati, madri che chiocciano nei paraggi. Lei, quell’ultimo sms letto e riletto dai carabinieri, ce l’ha ancora in memoria sul cellulare: « Ciao Robi, come stai dentro e fuori? ». Gliel’ha spedito sabato 14 gennaio: a quell’ora la sua amica Roberta Ragusa era già sparita, forse già morta. E questa parrebbe una storia semplice, con un filo.

Seguendo quel filo, mamme testarde cercano una mamma inghiottita dal nulla in una notte d’inverno, a dieci minuti di macchina da queste aiuole e da questi scivoli; svanita verso la mezzanotte di venerdì 13 gennaio, mentre al Giglio s’arenava la Costa Concordia; dissolta come neve al sole dalla sua casa di via Ulisse Dini, sotto il naso del marito, dei figli, dei suoceri, dei cognati, tutti addormentati – dicono – in quel compound di quattro palazzine e campi annessi alle porte di Pisa che è il possedimento della famiglia, la roba. Aveva addosso solo un pigiamone rosa, niente soldi né documenti: nessuno va via così. Sicché in questa storia semplice c’è un sospettato naturale, l’unico indagato per omicidio e occultamento di cadavere, il marito, Antonio Logli, detto lo Stempiato , copione banale di mezza età: matrimonio in crisi, amante ventottenne, Sara, carina, emotiva, torchiata dagli investigatori; racconto zoppicante, quello di Antonio: si sveglia alle sette meno un quarto del mattino e, puf, scopre che la moglie non è a letto. Ma i copioni banali e i racconti zoppicanti vanno guardati con cautela, si fa presto a dare del mostro a chi non ci è simpatico.

Le mamme di Pisa l’hanno già bell’e condannato, il Logli. Lei, la testimone dei giardinetti, è una di loro. In città molti sanno chi è, ma in tv è apparsa schermata, chiede discrezione, spiega che il Logli «aveva i suoi impiccini », insomma, «un interesse economico». In questa storia semplice c’è una coincidenza che mette i brividi. Martedì 10, moglie e marito s’arrampicano su una scala per riporre nel soppalco gli addobbi di Natale. Lui le cade addosso, quasi l’ammazza, lei batte la testa, si fa medicare un grosso ematoma. Di quel giorno scriverà sul diario una parola eccessiva per un incidente domestico: « tragedia! ». Alle amiche fa capire che forse Antonio le è caduto addosso di proposito. «Era molto arrabbiata con lui, s’è sfogata», dice ancora la mamma di via Abba; da qui quel « come stai dentro e fuori? » nel messaggino. Quando sabato 14 Antonio denuncia la sparizione della moglie, mette bene in evidenza la caduta e la botta in testa di quattro giorni prima: certo, Roberta poteva essere ancora confusa, essere uscita in trance da casa, essere caduta in uno dei cento crepacci che circondano Gello, la frazioncina di San Giuliano Terme dove vivono i Logli. Nessuno ci crede. Peggio: la spiegazione del marito apre la porta a sospetti ulteriori. Premeditava il delitto? O la falsa caduta era addirittura già un tentativo di omicidio?

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