Un buon candidato di dieci anni fa
Secondo Ilvo Diamanti, su Repubblica di oggi, l'impegno di Montezemolo in politica arriva fuori tempo massimo
Ilvo Diamanti su Repubblica di oggi scrive un’analisi dell’ormai probabile impegno diretto in politica di Luca di Montezemolo e delle sue possibilità, alla luce dell’attuale scenario politico.
Mai come oggi lo spazio politico, in Italia, è apparso tanto aperto. Almeno dai primi anni Novanta, quando la Prima Repubblica affondò. travolta dalla caduta del Muro di Berlino e da Tangentopoli. Così, mentre si consuma il declino di Berlusconi, molti soggetti politici premono alle porte, per fare il loro ingresso ufficiale sulla scena politica. Tra essi, Luca Cordero di Montezemolo. Una novità relativa, perché la sua “discesa in campo”, in effetti, era attesa e annunciata da tempo. Da 5-6 anni almeno. Montezemolo, da parte sua, non aveva mai negato. Anzi. D’altronde, erano in tanti ad attenderlo. Da (centro) destra a (centro) sinistra. Oltre che, ovviamente, al centro (senza parentesi). La questione, mai chiarita, era se sarebbe sceso in campo da solo, come leader, al servizio di un governo o di una coalizione. Oppure alla guida di una formazione. Ha sempre rinviato. Per prudenza o per tattica. O per entrambi i motivi. Ha valutato che i tempi non fossero maturi. Che il rischio fosse troppo elevato. Nel frattempo, ha promosso un’associazione, Italia Futura, attraverso cui ha espresso – e marcato – la propria presenza sulla scena politica nazionale.
Ora, però, la (lunga) attesa sembra finita. Berlusconi si è spostato ai margini del gioco. Per scelta e, prima ancora, per costrizione. A centro-destra, così, si è creato un vuoto simile a quello del 1992. Perché nessuno, nel Pdl, è in grado di rimpiazzare Berlusconi. Mentre a centro-sinistra il territorio è, comunque, controllato dal Pd. E più in là non c’è spazio, per la sua offerta. Visto che, francamente, non ce lo vedo Montezemolo a contendere i voti a Vendola e Diliberto. Il centro, infine, resta uno spazio elettorale angusto. Peraltro, presidiato da leader politici – Casini e Fini su tutti – ben decisi a non cedere il comando a qualcun altro. Per quanto popolare, come Montezemolo. Il quale guarda, anzitutto, agli orfani del Pdl. Dispersi e sperduti, dopo il declino di Berlusconi. Ma anche ai “disorientati” di centro e agli insoddisfatti del Pd. Conta, dunque, sull’inadeguatezza di un sistema partitico imperniato su “imprenditori politici” incapaci di soddisfare la domanda del mercato elettorale. Come hanno dimostrato le recenti elezioni amministrative, segnate da alti tassi di astensione. Come, peraltro, segnalano, da tempo, i sondaggi, che rivelano l’esistenza di una quota di indecisi molto ampia. Pari a quasi metà degli elettori. Perlopiù, ma non solo, di centrodestra.
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foto: Chiara Rossi/LaPresse