La situazione in Siria
Ieri l'esercito ha attaccato un paese vicino a Homs uccidendo decine di persone, dicono gli attivisti: Kofi Annan tornerà a Damasco, un mese e mezzo dopo la firma della tregua
Ieri l’esercito siriano ha attaccato la cittadina di Houla, nella provincia di Homs, in Siria, uccidendo, secondo quanto riportato da BBC citando l’opposizione siriana, almeno 88 persone. Secondo il comunicato diffuso sul sito dei Comitati di coordinazione locale in Siria (LCCSyria), una rete antigovernativa che organizza manifestazioni e monitora gli attacchi alla popolazione civile, la maggior parte degli 88 morti sarebbero donne e bambini, uccisi dai colpi dell’artiglieria dell’esercito siriano.
Se il bilancio venisse confermato si tratterebbe del più grave attacco dei soldati di Bashar al-Assad da quando, il 12 aprile scorso, era iniziata la tregua che avrebbe dovuto essere il primo passo per avviare il piano di pace proposto da Kofi Annan, inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba.
Sempre ieri, un portavoce di Kofi Annan aveva annunciato che lo stesso Annan tornerà a Damasco nelle prossime settimane, senza specificare la data precisa. Secondo quanto riporta BBC però, anche in seguito all’attacco di ieri a Houla, Kofi Annan potrebbe arrivare a Damasco nei primi giorni della settimana prossima.
In una lettera inviata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha scritto che la situazione in Siria non è per niente migliorata da quando è stato dichiarato il cessate il fuoco ad aprile. Ban Ki-moon ha scritto anche che gli osservatori inviati dall’ONU sono stati testimoni, nelle ultime settimane, di diversi altri attacchi ai centri cittadini da parte dell’esercito siriano, e che “parti significative di alcune città” sarebbero in mano alle forze dell’opposizione.
Nel frattempo continuano a verificarsi scontri tra oppositori e sostenitori del regime di Bashar al-Assad, in quella che ormai sembra a tutti gli effetti una guerra civile e che rischia di estendersi anche in Libano, dove domenica scorsa c’è stato un morto e una dozzina di feriti in seguito a uno scontro a fuoco in un quartiere a ovest di Beirut.
Come sottolinea BBC, è utile tenere presente che le informazioni che arrivano dalla Siria non sono facilmente verificabili, visto che i giornalisti indipendenti non possono muoversi liberamente nel paese. Dall’inizio dell’anno sono molti i giornalisti o gli operatori morti in Siria: gli ultimi due casi sono stati quelli della giornalista americana Marie Covin e del fotografo francese Remi Oshlik, che sono stati uccisi durante l’assedio di Homs, il 22 febbraio scorso.
foto: -/AFP/GettyImages