I negoziati sul nucleare iraniano
Riprendono oggi a Baghdad: circola molto scetticismo ma c'è una ragione per cui all'Iran farebbe comodo trovare un accordo prima di luglio
Oggi a Baghdad, in Iraq, ricominciano i negoziati tra l’Iran e la comunità internazionale per raggiungere un accordo sul programma nucleare iraniano che preoccupa soprattutto Israele. I colloqui erano ripresi lo scorso aprile a Istanbul, dopo che nel gennaio 2011 l’Iran e i cinque paesi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) più la Germania non si erano accordati praticamente su nulla. Stavolta, dopo il recente rapporto della AIEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) sul nucleare iraniano e le sanzioni imposte dalla comunità internazionale, l’Iran ha accettato nuovi negoziati che, secondo la sua volontà, cominceranno oggi a Baghdad, nella blindata Zona Verde, intorno a mezzogiorno.
Anche stavolta, tuttavia, c’è molto scetticismo: l’Iran spesso ha accettato trattative del genere per prendere tempo e allentare così la tensione. Oltretutto, pare molto difficile che l’Iran possa accettare imposizioni dalla comunità internazionale se prima non verranno revocate almeno parte delle sanzioni previste soprattutto da Stati Uniti ed Europa, mentre “i cinque” più la Germania non vogliono toccare le sanzioni se prima l’Iran non dimostra di voler davvero collaborare. Il punto centrale dei negoziati, oltre al complesso militare di Parchin, vicino Teheran, dove si teme vengano condotti test di armi nucleari, è il sito nucleare di Fordow, che si trova a circa 20 chilometri dalla città santa di Qom. Qui, sospetta la comunità internazionale, l’Iran starebbe proseguendo il suo programma per costruire una bomba nucleare.
Il sito si trova, tra l’altro, a circa 70-80 metri sottoterra, quindi difficilmente raggiungibile da eventuali raid aerei di Israele o altri paesi. Fordow ha una storia particolare: alla fine del 2006 l’Iran ha cominciato a costruire questo sito nucleare in segreto, in un luogo che prima apparteneva ai pasdaran, le Guardie della Rivoluzione iraniana. Poi, nel settembre 2009, l’Occidente ha scoperto i piani dell’Iran. Dopo aver invitato gli ispettori dell’AIEA nel sito, l’Iran ha detto che a Fordow veniva prodotto uranio arricchito del 3,75 per cento, una quota molto bassa che confermerebbe le intenzioni pacifiche del nucleare iraniano. Poi però, nel giugno 2011 (e lo ha confermato anche ieri), l’Iran ha annunciato che il sito di Fordow avrebbe prodotto uranio arricchito al 19,75 per cento, anche questa quota non sufficiente per produrre il combustibile per armi nucleari (che in genere si attesta intorno al 90 per cento), ma comunque inquietante per la comunità internazionale.
L’Iran non vuole chiudere assolutamente il sito di Fordow, anche perché oramai è diventato un vanto nazionale, mentre la comunità internazionale chiede almeno una sospensione delle sue attività affinché questa possa essere giudicata meglio dagli ispettori della AIEA. Come più volte ripetuto negli ultimi anni, l’Iran dice che l’attività nucleare a Fordow e in altri siti è per scopi pacifici. Per quanto riguarda il combustile al 20 per cento, invece, l’Iran dice che è necessario per scopi medici, mentre la comunità internazionale teme che sia un altro passo verso la costruzione di armi nucleari. Per questo chiede che l’Iran consegni subito agli altri paesi il combustibile arricchito al 20 per cento. Israele ha più volte annunciato di voler attaccare l’Iran, qualora proseguisse il suo programma nucleare, anche se si tratta di un piano apparentemente molto difficile da mettere in pratica.
Ad ogni modo, l’Iran difficilmente accetterà compromessi se prima non verranno revocate le sanzioni della comunità internazionale. Il suo obiettivo è trovare un accordo entro il primo luglio, quando entrerà in vigore un embargo petrolifero pressoché totale dell’Unione Europea, alla quale l’Iran vende il 18 per cento del suo greggio. Queste e altre sanzioni (come quelle del blocco dei pagamenti bancari per il petrolio) hanno danneggiato notevolmente negli ultimi tempi l’economia dell’Iran: oggi il paese attraversa uno dei suoi momenti più bui degli ultimi anni, l’inflazione è arrivata a livelli record, il blocco al potere è sempre più diviso, come hanno dimostrato le ultime elezioni parlamentari. L’Iran, dopo l’approvazione delle sanzioni, ha più volte minacciato di chiudere lo stretto di Hormuz, cosa che però, finora, non è mai accaduta.