Lo Sri Lanka ha scarcerato Sarath Fonseka
Il presidente Rajapaksa, suo alleato nella vittoriosa guerra contro le Tigri Tamil e poi suo avversario politico, lo aveva fatto arrestare due anni fa
L’ex comandante delle forze armate dello Sri Lanka Sarath Fonseka è stato scarcerato lunedì pomeriggio tra applausi e fuochi d’artificio: si trovava nel carcere di Walikada, nella città di Colombo, dall’8 febbraio 2010. L’annuncio di una liberazione imminente era stato dato qualche giorno fa dal presidente del paese Mahinda Rajapaksa, l’uomo che Fonseka aveva sfidato nel 2010 alle elezioni presidenziali e con il quale aveva collaborato nella guerra contro le Tigri Tamil, il gruppo armato che dalla fine degli anni settanta fino a tre anni fa aveva condotto una violenta campagna secessionista – di fatto una guerra civile – e sanguinosi attentati contro i civili.
Fonseka era stato arrestato due settimane dopo le elezioni presidenziali del 2010 e condannato per irregolarità e abuso di potere quand’era comandante durante la guerra contro i ribelli. Secondo lui e secondo i suoi sostenitori, il nuovo presidente Rajapaksa aveva invece voluto eliminare ogni suo possibile oppositore e avversario politico.
Subito dopo la sua elezione nel 2010, Rajapaksa aveva infatti assunto su di sé anche gli incarichi di ministro delle Finanze e ministro dei Trasporti. Secondo i suoi oppositori, Rajapaksa avrebbe cercato di instaurare un potere di stampo dinastico: suo figlio è stato eletto in Parlamento e tre dei suoi fratelli sono ministri. Inoltre, con una nuova legge costituzionale, il nuovo presidente aveva abolito il limite dei due termini consecutivi di rinnovo del mandato presidenziale aprendosi così potenzialmente la strada per una terza candidatura nel 2016.
Sembra che la decisione di firmare l’ordine di scarcerazione per Fonseka, sia stata presa da Rajapaksa dopo le insistenti denunce per la mancanza di libertà nel Paese fatte da alcune organizzazioni per i diritti umani, ma soprattutto a causa delle pressioni internazionali che da tempo spingono per l’apertura di un’inchiesta sui crimini commessi dallo Stato nel 2009 durante la fase finale della guerra alle Tigri Tamil.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, durante gli ultimi mesi della guerra civile l’esercito ha ucciso almeno 40.000 civili Tamil. Le dimensioni dei massacri compiuti nella fase finale della guerra civile in Sri Lanka sono da tempo oggetto di inchieste internazionali. L’anno scorso un rapporto di International Crisis Group spiegava come nella primavera del 2009 il governo avesse bombardato intenzionalmente e ripetutamente i civili, gli ospedali e le operazioni umanitarie per reprimere e annientare la decennale ribellione. Il governo (e il suo presidente) si sono sempre rifiutati di indagare concretamente sulle responsabilità dei massacri e degli abusi.
(Nella foto: Sarath Fonseka dopo la liberazione,
AP Photo/Eranga Jayawardena)