Le presidenziali in Egitto, oggi
Guida alle prime elezioni libere del nuovo presidente dopo la caduta di Mubarak: le cose da sapere e gli ultimi aggiornamenti
Il 23 e il 24 maggio si vota in Egitto per le elezioni presidenziali. Sono le prime definite “libere e regolari” dalla caduta di Hosni Mubarak, avvenuta nel febbraio 2011. Per l’Egitto saranno le prime elezioni libere, dopo le contestate presidenziali del 2005 vinte da Mubarak con oltre l’88 per cento dei voti. Attualmente l’Egitto è governato di fatto dal Consiglio Supremo delle Forze Armate, detto “SCAF”, che è stato molto contestato negli ultimi tempi dagli attivisti, anche se negli ultimi mesi si sono già tenute le elezioni parlamentari. L’eventuale ballottaggio (che, vista l’incertezza degli ultimi sondaggi, sembra certo) si terrà il 16 e il 17 giugno. Molti egiziani all’estero hanno già votato.
Paradossalmente, il nuovo presidente egiziano verrà eletto quasi sicuramente senza una nuova Costituzione. Difatti lo scorso aprile un tribunale egiziano ha sospeso l’Assemblea Costituente che il parlamento egiziano aveva eletto un mese prima per scrivere la nuova Costituzione, che, secondo le premesse della vigilia, doveva essere pronta prima del risultato delle presidenziali o comunque entro il 30 giugno, quando si insedierà il nuovo presidente.
La nuova Costituzione, che poi dovrà comunque essere approvata da un referendum, è cruciale perché stabilirà anche i vari poteri del Presidente che verrà eletto e soprattutto i suoi rapporti con il Parlamento (fino a Mubarak, il presidente era l’Autorità suprema del paese). In teoria le elezioni presidenziali avrebbero dovuto essere rimandate fino all’approvazione della nuova Costituzione, ma una mossa del genere avrebbe scatenato dure proteste in strada e quindi si è preferito votare lo stesso sperando di risolvere nel frattempo la questione.
Il mandato presidenziale è stato già ridotto a quattro anni e il nuovo presidente non potrà governare per più di due mandati. I candidati non hanno potuto spendere più di 10 milioni di sterline egiziane (circa 1,2 milioni di euro) a testa per la campagna elettorale del primo turno, mentre potranno spendere al massimo altri due milioni di sterline (poco più di 250mila euro) per l’eventuale ballottaggio. I candidati non possono finanziare la loro campagna elettorale con fondi stranieri e inoltre devono essere nati in Egitto da genitori egiziani, non avere doppia nazionalità, né un coniuge straniero.
(Guida alle presidenziali in Egitto, con le descrizioni dei candidati)
Inizialmente i candidati alle presidenziali in Egitto erano 23. Poi, la Commissione elettorale ne ha esclusi undici per varie ragioni. Tra questi, ci sono il candidato salafita e ultraconservatore Hazem Salah Abu Ismail, escluso per via della cittadinanza americana della madre, Omar Suleiman, ex capo dei servizi segreti quando c’era Mubarak che non avrebbe raggiunto il numero di firme necessarie per la candidatura (ossia quelle di 30 parlamentari egiziani o, in alternativa, le firme di 30 mila cittadini egiziani aventi diritto al voto) e l’ex candidato dei Fratelli Musulmani, Khairat El Shater, che aveva deciso all’ultimo di partecipare alle elezioni.
Tra i 12 candidati rimasti, quelli favoriti sono quattro secondo i sondaggi degli ultimi giorni: Amr Moussa, ex segretario generale della Lega Araba ed ex ministro degli Esteri con Mubarak, in passato molto critico nei confronti di Stati Uniti e Israele; Abdul Moneim Aboul Fotouh, ex dirigente dei Fratelli Musulmani, medico e islamista moderato, molto popolare tra i giovani musulmani e molto noto per la sua opposizione a Mubarak; Ahmed Shafiq, ex comandante dell’aeronautica militare egiziana, brevemente primo ministro egiziano (da gennaio 2011 a marzo 2011) durante la rivoluzione che ha provocato la caduta di Mubarak, molto vicino allo SCAF; Mohammed Mursi, il nuovo candidato dei Fratelli Musulmani dopo l’esclusione di El Shater.
Tra gli 8 altri candidati minori, ci sono l’intellettuale Muhammad al-Awwa, il giudice Hisham al-Bastawisi, il socialista Abu-al-Izz al-Hariri, l’attivista di sinistra e avvocato Khalid Ali (il più giovane candidato, 40 anni) e il cofondatore del partito nasserista Karama, Hamdin Sabbahi. Sebbene Moussa sia stato sempre considerato il grande favorito di queste elezioni, gli ultimi sondaggi mostrano rilevazioni piuttosto contrastanti. La settimana scorsa un sondaggio del quotidiano controllato dal governo, Al Ahram, vedeva Moussa in vantaggio con il 40,8 per cento delle preferenze di voto, davanti a Shafiq (19,9%), Aboul Fotouh (17,8%), Mursi (9,4%) e Sabbahi (7%).
Sempre la settimana scorsa, un altro sondaggio di un ente legato all’attuale governo dava invece Shafiq avanti con il 12%, Moussa secondo con l’11%, Aboul Fotouh al 9% e Mursi al 6%. Qualche giorno fa, invece, un sondaggio del quotidiano Al Masry al Youm vedeva ancora Shafik in testa con il 19,3 per cento contro il 14,6 di Moussa. L’unica cosa certa, sinora, è il gran numero di indecisi, che secondo vari sondaggi oscillerebbe tra il 20 e il 35 per cento degli aventi diritto al voto in Egitto.
– Il confronto tv tra i candidati in Egitto
nella foto, la statua del romanziere Nagib Mahfuz al Cairo e sullo sfondo un manifesto elettorale di Amr Moussa (MAHMUD HAMS/AFP/GettyImages)