I primi guai di Facebook in borsa
Ieri ha perso l'11 per cento: alcuni danno la colpa alla banca Morgan Stanley, altri dicono che senza la banca sarebbe potuta andare anche peggio
Dopo il debutto della settimana scorsa in Borsa, il titolo di Facebook ieri ha perso l’11 per cento del suo valore, chiudendo la giornata a 34 dollari e attestandosi così sotto il suo prezzo di collocamento di 38 dollari per azione. L’indice NASDAQ, cioè l’indice dei principali titoli tecnologici della borsa americana, ha chiuso ieri con un +2,46 per cento, quindi i problemi di Facebook non sono riconducibili a una debolezza complessiva del listino. Il flop di Facebook, tuttavia, ha probabilmente influito sulle perdite di altri titoli del settore Internet, come Zynga (-6%), Yelp (-8,5%), LinkedIn (-3,46%) e Groupon (-0,52%).
Già venerdì scorso, quando aveva fatto il suo esordio in borsa, Facebook aveva chiuso a solo 23 centesimi sopra il prezzo di apertura, mentre ci si attendeva una chiusura 20 o 30 dollari più alta. Molti sostengono che venerdì Facebook sia riuscito a non chiudere in perdita grazie all’intervento di Morgan Stanley, che per sostenere e stabilizzare il titolo ha acquistato circa 30-40 milioni di azioni a 38 dollari (ricorrendo così alla cosiddetta greenshoe option). Il debutto di Facebook in Borsa era stato rovinato anche da alcuni problemi tecnici del NASDAQ che ora potrebbe dover rimborsare agli operatori fino a cento milioni di dollari: solo oggi, infatti, verrà eseguita una serie di ordini per azioni Facebook sottoscritti venerdì scorso dai broker di Morgan Stanley.
(La pagina speciale del Post su Facebook)
Proprio Morgan Stanley, la banca di affari americana, è stata criticata da alcuni analisti per i cattivi risultati di Facebook. Morgan Stanley è il principale sottoscrittore dell’IPO (offerta pubblica iniziale) con cui Facebook ha fatto il suo esordio a Wall Street la settimana scorsa. Molti rimproverano alla banca di aver fissato il prezzo delle azioni a una cifra troppo alta, 38 dollari, rispetto alle stime iniziali che si aggiravano tra i 28 e i 35 dollari. La banca voleva evitare che Facebook avesse rialzi troppo elevati almeno nei primi giorni di quotazione e contrattazioni, ma ha ottenuto la conseguenza opposta.
(L’andamento di Facebook in borsa, in tempo reale)
Il debutto poco entusiasmante di Facebook non sarà decisivo per il futuro della sua quotazione in borsa, ma secondo alcuni analisti è il segnale del fatto che forse ci si aspettava troppo dal social network e dalle sue reali potenzialità, la cui valutazione dopo l’IPO è stata fissata a 104 miliardi di dollari.
Altre società tecnologiche avevano avuto esordi in borsa decisamente più confortanti in passato: il giorno della sua IPO nel maggio 2011, LinkedIn, il social network dedicato ai professionisti, aveva guadagnato circa il 109 per cento, mentre il titolo di Groupon, un servizio di acquisto collettivo tramite buoni sconto, aveva guadagnato oltre il 31 per cento. Un paragone confortante per Facebook può essere quello di Amazon, il cui titolo perse molto valore nei primi giorni in borsa. Per molti mesi le sue azioni ebbero un valore inferiore al prezzo di collocamento, cioè 18 dollari. Un anno dopo l’IPO il valore delle azioni di Amazon si era quadruplicato.
foto: AP/Richard Drew