Perché l’AGCOM è importante
Juan Carlos de Martin spiega sulla Stampa che cosa mette in ballo il rinnovo dei vertici dell'autorità garante per le telecomunicazioni
A breve il governo dovrà nominare i nuovi vertici dell’AGCOM, l’autorità garante per le telecomunicazioni, che resteranno in carica per i prossimi sette anni, e secondo Massimo Sideri sul Corriere della Sera di domenica è in ballo tra le altre la candidatura di Stefano Quintarelli, informatico, ex imprenditore, oggi chief digital officer del gruppo Sole 24 Ore, esperto di telecomunicazioni e Internet. Oggi Juan Carlos de Martin, docente al Politecnico di Torino di Ingegneria dell’Informazione e collaboratore della Stampa che si è occupato a lungo dell’AGCOM, spiega perché sono nomine di particolare importanza.
Immaginiamo di essere nel maggio 2019, sette anni da oggi. Negli Usa, dopo gli otto anni di Obama, la prima presidente donna degli Stati Uniti potrebbe star già pensando alla rielezione. Il presidente francese Hollande potrebbe essere già nel secondo anno del suo secondo mandato.
Gli esseri umani sulla terra saranno circa 7,6 miliardi, ovvero, 600 milioni in più rispetto a oggi.
In Italia, invece, sappiamo per certo che saranno ancora in carica i presidenti e i commissari delle autorità per le comunicazioni (AgCom) e per la privacy che Governo e Parlamento eleggeranno nelle prossime settimane. Sette anni, infatti, dura il mandato dei componenti delle Autorità. Un tempo molto lungo che ha i suoi buoni motivi – in particolare per garantire stabilità al variare delle maggioranze – ma che allo stesso tempo richiede un altissimo senso di responsabilità da parte di coloro che li sceglieranno. Oggi ancor più che in passato. Quei presidenti e quei commissari, infatti, presiederanno con ampi poteri regolatori un periodo non solo lungo in termini di anni, ma quasi certamente cruciale dal punto di vista storico. Molti elementi, infatti, fanno ritenere che nei prossimi anni faremo collettivamente scelte decisive in merito sia al futuro di Internet, la tecnologia del XXI secolo, sia della protezione dei dati personali, il nuovo petrolio che fa gola a interessi colossali.