La Grecia verso le elezioni
Nemmeno la mediazione del presidente Papoulias ha ottenuto qualcosa: la sinistra non ha accettato una proposta di grande coalizione
I negoziati tra i principali partiti greci, convocati dal presidente della repubblica Karolos Papoulias per formare un nuovo governo, proseguono anche oggi. Teoricamente potrebbero andare avanti all’infinito, perché secondo la Costituzione greca il presidente non ha limiti di tempo per tentare di formare una maggioranza parlamentare (a differenza dei leader dei partiti, che hanno tre giorni dopo le elezioni). Ma ormai un accordo sulla base dei risultati delle elezioni del 6 maggio sembra impossibile.
Oggi il partito di sinistra moderata “Sinistra democratica” (SD) ha fatto sapere che non parteciperà a un governo di coalizione con Nuova Democrazia (ND, centrodestra) e PASOK (socialisti), i due partiti tradizionali greci, oggi in grande difficoltà. Ieri erano circolate voci secondo cui l’accordo tra SD, ND e PASOK era già stato raggiunto e mancava solo l’annuncio ufficiale. Il leader di SD, Fotis Kouvelis, ha smentito queste indiscrezioni in un’intervista ad Antenna TV e ha fatto sapere che il suo partito non parteciperà a un governo di coalizione.
Nonostante Sinistra democratica sia un partito di ispirazione socialdemocratica ed europeista, Kouvelis ha giustificato la decisione dicendo che un’eventuale coalizione di governo non può lasciar fuori il partito arrivato secondo alle ultime elezioni, e cioè la sinistra radicale di SYRIZA. “Un governo del genere non avrebbe il necessario sostegno parlamentare e popolare”, ha detto Kouvelis. Eppure SD, con i suoi 19 seggi ottenuti alle ultime elezioni, sarebbe decisivo per formare un nuovo governo con ND e PASOK. Anche senza SYRIZA, perché ND e PASOK insieme arrivano solo a 149 seggi, mentre la maggioranza in Parlamento è fissata a 151.
A questo punto sono sempre più probabili nuove elezioni, che si dovrebbero tenere a giugno. Nella tarda serata di ieri, intanto, il leader di SYRIZA, Alexis Tsipras, aveva annunciato il suo abbandono delle trattative con ND, PASOK e SD. Oltre al profondo disaccordo che c’è con gli altri partiti su vari punti (Tsipras vuole che la Grecia rimanga nell’euro ma che revochi le misure di austerità concordate con la comunità internazionale, definite “barbare”), la rinuncia di SYRIZA è dovuta anche a un calcolo elettorale.
Secondo alcuni sondaggi degli ultimi giorni, infatti, SYRIZA scavalcherebbe probabilmente ND alle prossime elezioni, diventando così sorprendentemente il primo partito della Grecia. Dovesse accadere una cosa del genere, l’uscita della Grecia nell’eurozona diventerebbe molto probabile. Se SYRIZA arrivasse primo, infatti, otterrebbe il premio di maggioranza di 50 seggi e a quel punto ND e PASOK, i partiti che hanno sottoscritto gli accordi con Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, conterebbero molto poco nella formazione di un nuovo governo.
foto: AP/Kostas Tsironis