Twitter difende i suoi iscritti
Il social network ha chiesto di annullare l'ordine di un tribunale statunitense che lo obbligherebbe a fornire i dati di un attivista di Occupy
Twitter ha depositato un’istanza presso un tribunale dello Stato di New York per chiedere l’annullamento di un ordine dei giudici, che avevano richiesto alla società di fornire dati e informazioni su uno degli iscritti al social network. La corte aveva chiesto a Twitter di fornire le comunicazioni effettuate attraverso i propri sistemi da Malcolm Harris, uno dei partecipanti del movimento Occupy Wall Street, indagato dal procuratore distrettuale di Manhattan per aver partecipato alle manifestazioni non autorizzate dello scorso anno sul ponte di Brooklyn. La notizia, diffusa dalla American Civil Liberties Union (ACLU), conferma il particolare interesse delle autorità statunitensi per gli account online quando si tratta di indagare su comportamenti illeciti o presunti tali.
Nella maggior parte dei casi, le autorità ottengono dai social network le comunicazioni effettuate dai loro utenti prima che questi ultimi siano avvisati sulla richiesta dagli stessi social network. Per quanto riguarda la vicenda di Harris, Twitter ha avvisato da subito il proprio iscritto sull’ordine ricevuto, consentendogli di trovarsi rapidamente un avvocato per provare a opporsi al provvedimento del procuratore distrettuale. Il tribunale ha però stabilito che non ci sono basi legali valide per accogliere la richiesta di Harris contro l’ingiunzione.
Quelli della ACLU si sono complimentati con i responsabili di Twitter per la scelta di “stare dalla parte dei diritti degli utenti” in questo caso particolare. La società ha inviato ai giudici un memorandum di dieci pagine, dove viene ricordato che i diritti sui contenuti condivisi sul social network appartengono ai singoli utenti e non a Twitter. Questo significa che spetta agli iscritti provvedere alla diffusione di particolari dati nel caso in cui ci sia una richiesta da parte dei magistrati. Nel documento, i legali di Twitter sostengono anche che l’ordine dei giudici viola le leggi federali che regolano le modalità di esecuzione delle perquisizioni.
Malcolm Harris era stato arrestato lo scorso ottobre con l’accusa di disturbo della quiete pubblica in seguito alla sua partecipazione a una marcia lungo il ponte di Brooklyn. Il 26 gennaio le autorità chiesero a Twitter l’elenco dei messaggi inviati da Harris sul social network nei tre mesi precedenti e altre informazioni, come il suo indirizzo email. I messaggi sarebbero serviti per ricostruire come andarono le cose a ottobre e per fare un confronto con le versioni fornite fino a ora da Harris alle autorità.
In passato i responsabili di Twitter erano stati accusati di non tutelare a sufficienza la libertà di espressione degli iscritti al loro servizio. La società a fine gennaio aveva annunciato un nuovo sistema per oscurare in maniera selettiva alcuni messaggi in alcuni paesi, ma solo in presenza di “una valida richiesta” da parte delle autorità. In questi casi il messaggio è leggibile in tutto il mondo, tranne in quei paesi dove un certo contenuto può costituire un illecito. Il sistema, nato per dare maggiori tutele legali a Twitter ed entro certi limiti ai propri iscritti, è stato criticato da diverse associazioni per la tutela delle libertà di espressione.
Il social network in queste ore sta anche affrontando un problema di sicurezza legato ai propri account. È stato diffuso online un elenco di circa 55mila account con relative password, che sembra siano di altrettanti utenti iscritti a Twitter. La società sta indagando e ha deciso, per precauzione, di fare un reset delle password degli utenti potenzialmente coinvolti. Chi non si sente tranquillo può seguire queste istruzioni sul sito di Twitter.