Obama e il matrimonio gay
Dopo un'intervista del suo vice Joe Biden, crescono le pressioni perché il presidente liberal appoggi quello che già otto stati degli USA hanno reso legale
Domenica scorsa il vicepresidente americano Joe Biden ha detto durante il programma televisivo “Meet the Press” che le coppie dello stesso sesso dovrebbero avere il diritto di sposarsi. Biden ha detto di non avere “assolutamente nessun problema col fatto che uomini sposati con uomini, donne sposate con donne e coppie eterosessuali abbiano gli stessi identici diritti”. Le sue parole hanno arricchito ulteriormente il dibattito negli Stati Uniti sulla legalizzazione dei matrimoni gay e, a quanto scrive il Washington Post, non sarebbero state ben accolte dal presidente Barack Obama. Non perché Obama sia contrario, ma su questo argomento è stato sempre molto cauto e tirare fuori un argomento così spinoso a pochi mesi dalle elezioni presidenziali è l’ultima cosa che vuole.
È da tempo che una parte della stampa e dell’opinione pubblica chiede a Obama una presa di posizione più netta sul tema dei matrimoni gay – e più coerente con l’immagine di modernità e apertura della sua amministrazione – come chiedeva per esempio un esplicito editoriale del Washington Post l’anno scorso. Obama recentemente ha detto che il suo punto di vista sull’argomento è “in evoluzione”, espressione di acrobatica prudenza che è stata molto criticata. Oggi, però, lo scenario appare cambiato e una presa di posizione del genere potrebbe essere meno rischiosa, scrive Chris Cillizza sempre sul Washington Post. Cillizza spiega come, secondo alcuni sondaggi Post-ABC, gli americani che vogliono legalizzare il matrimonio gay siano molto cresciuti (52 per cento contro 43, stando all’ultima rilevazione).
L’amministrazione Obama si è spesa non poco per i diritti degli omosessuali, come nell’abrogazione del “Don’t Ask Don’t Tell” che censurava l’identità sessuale dei soldati americani e nella rinuncia a difendere la costituzionalità del Defense of Marriage Act (una legge approvata nel 1996 dal Congresso per la quale uno stato non ha l’obbligo di riconoscere l’unione tra due persone dello stesso sesso che si sono sposate in un altro stato).
(Il matrimonio gay, già, l’editoriale del Post)
Un rischio, per Obama, è di alienarsi gli elettori più anziani: i favorevoli al matrimonio tra persone dello stesso sesso sarebbero soprattutto i più giovani liberal tra i quali ha già un vantaggio. Ma è soprattutto la comunità afroamericana che sembra molto restia ad accettare i matrimoni gay. Gli stessi sondaggi Post-ABC dicono che il 55 per cento degli afroamericani è contro i matrimoni gay, mentre solo il 42 vuole legalizzarli.
E intanto l’avversario di Obama, il repubblicano Mitt Romney, sulla questione ha già preso una posizione invece molto netta. Lo scorso febbraio ha detto per esempio di aver lottato duramente per far sì che il Massachusetts (lo stato di cui in passato è stato governatore) “non diventasse la Las Vegas dei matrimoni gay”, riferendosi a una sentenza del 2003 dell’Alta Corte dello stato che legalizzava i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Romney, inoltre, ha promesso che da presidente si batterà per una legge federale che definisca esplicitamente il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna.
Attualmente negli Stati Uniti il matrimonio gay non è legalizzato a livello federale anche se nel 1996, come detto, il Congresso ha approvato il Defense of Marriage Act, firmato dall’allora presidente Bill Clinton. Attualmente sono otto gli stati che riconoscono, in diverse forme, matrimoni dello stesso sesso, ossia Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, New York e Vermont (oltre ad alcune piccole circoscrizioni a statuto speciale per i nativi di Oregon e Washington): nel 2012 anche gli stati di Washington e Maryland hanno approvato leggi in questo senso che però saranno sottoposte a referendum popolari che si terranno in contemporanea con le elezioni presidenziali, il prossimo novembre.
(I 10 paesi del mondo in cui il matrimonio gay è legale)
Nel 2008, anche la California aveva legalizzato i matrimoni gay, ma poi la legge era stata abrogata proprio da un referendum, il cosiddetto “Proposition 8”, a sua volta dichiarato incostituzionale da alcune sentenze di tribunali dello stato che hanno lasciato la questione in un limbo legislativo. Proprio oggi, tra l’altro, in North Carolina si tiene un referendum per inserire nella Costituzione dello stato la dicitura di matrimonio come “unione tra un uomo e una donna”, una mossa per evitare future rivendicazioni degli omosessuali. Secondo gli ultimi sondaggi, questa nuova legge contro i matrimoni gay dovrebbe passare agevolmente. Sinora negli Stati Uniti i matrimoni gay sono stati approvati solo da sentenze di tribunali, mai da referendum popolari.
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foto: AP/Steve Helber