La battaglia dei festival del cinema
Natalia Aspesi su Repubblica critica l'affollamento polemico e bellicoso delle manifestazioni cinematografiche in Italia, e incolpa i politici
Su Repubblica di oggi un articolo di Natalia Aspesi racconta l’affollamento bellicoso delle manifestazioni cinematografiche in Italia e il conseguente indebolimento della loro offerta culturale, agganciandosi alle polemiche in corso tra Roma e Torino e alla complicata nomina di Marco Müller a direttore del festival romano. E incolpando la politica.
Facciamo tutti il tifo perché il prossimo Festival del Cinema di Roma, il settimo, possa svolgersi nel massimo splendore artistico — commerciale con tappeto rosso gremito ad ogni ora del giorno e della notte di meravigliose star e un cinemercato più vivace di un suk. Però ci si chiede: come si farà ad intasarlo solo di massime anteprime mondiali di assoluto prestigio divistico-autoriale, quando di questi film se ne producono sempre meno e mai che riempiano i cinema; e quando, nella seconda metà dell’anno, i presunti capolavori sono già divorati, oltre che dall’antico, prestigioso festival di Venezia, anche da altre manifestazioni fameliche, alcune ricchissime altre volonterose, e per citare solo le più importanti, a Telluride, a Toronto, a San Sebastian, e poi New York, Londra, Abu Dhabi, Mosca, Tokyo, Pusan, Vienna.
Il progetto del nuovo direttore del festival romano, il venerato Marco Müller, che accetterà solo film di altissimo prestigio, mai visti prima da anima viva, appare quindi molto ambizioso: e non sembra sufficiente spostare le date romane di 13 giorni per assicurarsi un profluvio di ultra-novità internazionali tanto ultra-chic quanto di massa, nel frattempo rompendo le scatole al festival di Torino che ha sempre vissuto senza romperle a nessuno, con una sua elegante e giovane connotazione. La manifestazione è attualmente diretta con passione da Gianni Amelio, ovviamente imbufalito dalla decisione di Müller, che già commise nei suoi confronti una gaffe molto sgarbata e masochista, rifiutando l’anno scorso, all’allora suo impero veneziano, Il primo uomo, film di Amelio molto bello e che, contrariamente all’andazzo attuale del nostro povero cinema, sta andando bene nelle sale. La protesta si è allargata all’Associazione dei festival che difende Torino ma anche il Festival dei Popoli di Firenze, programmato nello stesso periodo.