Che fine farà la Grecia?
Le elezioni hanno premiato estrema destra ed estrema sinistra, punendo i partiti storici e rendendo possibile persino che si torni presto di nuovo al voto
I due principali partiti di governo in Grecia, il PASOK dei socialisti e il partito di centro-destra Nuova Democrazia (ND), hanno perso la maggioranza alle elezioni legislative di ieri in Grecia. I due partiti avevano sostenuto e approvato le misure di austerità necessarie per superare la grave crisi economica che interessa il paese, come richiesto da Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale per concedere i loro prestiti. I veri vincitori delle elezioni sono quindi i partiti più estremi e radicali, a partire dalla Coalizione della Sinistra Radicale (SYRIZA) e dal partito xenofobo neonazista Alba Dorata, che in campagna elettorale avevano duramente contestato le politiche di austerità adottate dal governo.
Nuova Democrazia è il primo partito con il 18,9 per cento dei voti, ma ha perso quasi la metà delle preferenze rispetto al 2009 quando fu votato dal 33,5 per cento della popolazione. In base al risultato elettorale, dovrebbe avere 108 dei 300 seggi in Parlamento. Al secondo posto c’è la SYRIZA con il 16,8 per cento dei voti seguita dai socialisti del PASOK con il 13,2 per cento dei voti. I primi dovrebbero ottenere 52 seggi, mentre i secondi 41 (119 seggi in meno). Questo significa che PASOK e ND, i due partiti che governavano in coalizione dallo scorso novembre, non raggiungono insieme la metà dei seggi.
Il partito di destra degli Indipendenti Greci, contrario alle misure di austerità, ha ottenuto il 10,6 per cento e avrà 33 seggi. Il movimento si presentava per la prima volta alle elezioni politiche ed è stato fondato a fine febbraio scorso da un ex componente di ND. Il Partito Comunista è arrivato a 26 seggi grazie all’8,5 per cento delle preferenze, mentre il partito di estrema destra Alba Dorata ha ottenuto il 7 per cento delle preferenze (alle elezioni precedenti era allo 0,3 per cento) finendo per la prima volta in Parlamento con 21 seggi. Il partito social-democratico Sinistra Democratica si presentava per la prima volta alle politiche e ha ottenuto il 6,1 per cento delle preferenze e di conseguenza 19 seggi. Infine, il Raggruppamento Popolare Ortodosso, partito conservatore fondato nel 2000, perde la propria rappresentanza in Parlamento essendosi fermato al 2,9 per cento.
Alba Dorata, una delle principali sorprese di queste elezioni, esiste dal novembre del 1993 ed è guidato da Nikolaos Michaloliakos. È un partito di estrema destra, sostiene ideologie neonaziste, neofasciste e xenofobe. Nel corso degli anni molti suoi militanti sono stati accusati di aver condotto azioni violente contro gli immigrati non regolari, contro opponenti politici e contro le minoranze etniche presenti in Grecia. Anarchici e antifascisti hanno spesso invaso le sedi del partito, portando anche a scontri violenti con i suoi componenti.
Le elezioni in Grecia hanno chiaramente dimostrato l’avversità della popolazione verso le dure misure di austerità adottate dal governo per rimettere in sesto i conti pubblici. Antonis Samaras, il leader di Nuova Democrazia, ha detto di voler mettere insieme un governo di responsabilità nazionale per salvare il paese e mantenerlo all’interno dell’area euro. Non è però ancora chiaro come potrà essere realizzata la nuova coalizione, considerati gli stravolgimenti all’interno del Parlamento. Samaras si è anche ripromesso di rivedere alcune misure di austerità, nate dai patti con UE e FMI per ottenere i finanziamenti, così da poter dare qualche stimolo per la crescita.
Alexis Tsipras, il leader del SYRIZA, ha invece detto di voler formare una coalizione di sinistra forte a sufficienza da poter respingere gli accordi con le istituzioni internazionali per il salvataggio della Grecia. Secondo Tsipras, il voto di ieri ha dimostrato che la popolazione è contro quei patti, che sono stati delegittimati insieme con i partiti (ND e PASOK) che li avevano fatti approvare.
Evangelos Venizelos, ex ministro delle Finanze e leader del PASOK, ha invece ribadito la necessità di mettere insieme tutti i partiti che in Parlamento sono a favore dell’Europa e delle sue politiche. Ha però ammesso che il suo partito e ND messi insieme non avrebbero una sufficiente legittimazione, da qui l’invito agli altri partiti pro-euro di mettersi insieme in una grande coalizione. Il PASOK era al governo della Grecia quando nel 2010 contrattò gli accordi internazionali per avere 110 miliardi di euro in cambio di nuove politiche di austerità, ed era parte della coalizione con ND quando lo scorso anno ottenne una nuova linea di credito internazionale da 130 miliardi di euro.
A partire da oggi, il partito che ha ricevuto più voti (ND) avrà tre giorni di tempo per trovare un accordo con altri partiti e formare una coalizione che abbia i numeri necessari per governare. Se non sarà raggiunto un accordo, spetterà al secondo partito (SYRIZA) provare a formare una coalizione di governo e nel caso di insuccesso il mandato sarà conferito al terzo partito, cioè il PASOK. La situazione politica è particolarmente frammentata, ma i partiti sono consapevoli della necessità di trovare in qualche modo un accordo. Se così non fosse, infatti, sarebbero indette nuove elezioni e si assisterebbe a un nuovo periodo di forte instabilità politica, che accrescerebbe timori e scetticismo da parte degli investitori e dei creditori esteri. Un primo segnale è già arrivato dalla borsa di Atene, che ha aperto in negativo la seduta raggiungendo rapidamente -8 per cento.