Il Giappone senza nucleare
Oggi è stato spento l'ultimo reattore in funzione: è la prima volta che capita dal 1970, ma per il governo è solo una misura temporanea
Oggi il Giappone spegnerà entro le 15 (ora italiana) per “manutenzione” l’ultimo dei suoi 54 reattori nucleari ancora in funzione, ossia il numero 3 della centrale nucleare di Tomari, sull’isola di Hokkaido, al nord del Giappone. La decisione era stata annunciata oltre un mese fa dalla Hokkaido Electric Power Co., l’azienda che gestisce il reattore. Dopo l’incidente nucleare di Fukushima, il più grave della storia insieme a quello di Chernobyl, in Ucraina, nel 1986, il governo giapponese ha imposto una revisione straordinaria per testare la sicurezza di tutte le centrali nucleari del paese in caso di eventuali disastri naturali.
Si tratta dunque di una misura temporanea e non di una rinuncia definitiva al nucleare. Il governo giapponese, infatti, conta di riaprire gran parte dei reattori entro l’anno dopo la pubblicazione di nuovi piani di evacuazione in caso di disastro nucleare che finalmente dovrebbero rispettare le linee guida dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Ma molte amministrazioni locali, su pressione dei cittadini giapponesi, sono fortemente contrarie alla rimessa in funzione dei reattori e questo sarà un grande problema per il governo.
Proprio oggi, tra l’altro, c’è stata l’ultima manifestazione a Tokyo contro il nucleare in Giappone, durante la quale sono stati mostrati anche i cosiddetti Koinobori, ossia grandi pesci di carta o di stoffa tipici della tradizionale “Festa dei Bambini” che si tiene proprio oggi nel paese.
Fino all’incidente nucleare di Fukushima, la produzione energetica del Giappone dipendeva per il 30 per cento dalle centrali nucleari. L’attuale chiusura degli impianti è stata compensata con maggiori utilizzo e importazioni di petrolio (150 per cento in più rispetto alla quota prima del disastro di Fukushima), gas naturale liquefatto (25 per cento in più) e altri combustibili fossili, mentre le società elettriche hanno rimesso in funzione alcuni vecchi impianti. Ovviamente questo comporta numerosi costi aggiuntivi e la richiesta del governo alla popolazione e alle fabbriche di ridurre il loro consumo di almeno il 15 per cento. Una verifica importante per l’eventuale riattivazione dei reattori ora spenti sarà la prossima estate, quando la domanda di energia sarà maggiore e secondo diversi analisti ci potrebbero essere blackout di corrente, anche a causa delle condizioni delle centrali più vecchie.
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Nella foto, la centrale nucleare di Tomari, sull’isola di Hokkaido, in Giappone (AP/Kyodo News)