Il Wall Street Journal difende Murdoch
Un editoriale pone alcune questioni interessanti e riapre la questione dell'indipendenza del quotidiano dopo l'acquisto da parte di NewsCorp
Il Wall Street Journal ha pubblicato ieri un editoriale in cui prende le difese di Rupert Murdoch e attacca la commissione parlamentare britannica che ha scritto in una sua relazione, pubblicata martedì 1 maggio, che Murdoch “non è una persona adatta a gestire una grande società internazionale”.
La valutazione della commissione parlamentare britannica sui mezzi di comunicazione, la cultura e lo sport fa parte di un voluminoso rapporto [pdf] pubblicato nell’ambito delle inchieste sullo scandalo News Corporation, sui comportamenti scorretti tenuti nel Regno Unito da alcuni tabloid del gruppo editoriale di proprietà di Murdoch. Il giudizio su Rupert Murdoch come “non adatto” si trova a pagina 70.
L’editoriale del Wall Street Journal è molto duro con la commissione:
Rifletteteci: 6 membri di una commissione politica composta da 11 membri si permettono di decidere chi dovrebbe o non dovrebbe gestire una società di mezzi di comunicazione. Il linguaggio usato nella frase, “non è una persona adatta” [“not a fit person”] intende chiaramente influenzare i responsabili della valutazione di chi abbia il permesso di possedere un’emittente britannica, responsabili che devono utilizzare un criterio “adatto e appropriato” [“fit and proper standard”]. Murdoch è amministratore delegato di News Corp., che possiede questo giornale e il 39 per cento dell’emittente britannica BSkyB. Gli organi di controllo stanno attualmente riconsiderando la licenza di BSkyB. È difficile immaginare un caso più chiaro di pressione politica su un organo di controllo perché estrometta un proprietario impopolare.
La relazione è stata votata dai parlamentari laburisti e dall’unico parlamentare liberaldemocratico nella commissione. I conservatori hanno votato contro. Il voto del liberaldemocratico con i laburisti ha permesso al documento di essere approvato (normalmente i liberaldemocratici votano con i conservatori, con cui compongono la coalizione di governo nel Regno Unito).
Secondo il Wall Street Journal, il principio che un’autorità politica si possa esprimere su questioni che riguardano la stampa è molto rischioso per la libertà di stampa, nonostante tutti gli sforzi di imparzialità e di equilibrio che si possono fare. L’editoriale aggiunge che, se una vicenda simile fosse accaduta in un altro paese, questa avrebbe ricevuto una copertura ben diversa da parte dei mezzi di comunicazione in Europa e negli Stati Uniti: “immaginate se il governo di una delle più giovani democrazie europee stesse portando avanti una campagna simile contro un proprietario privato di mezzi di comunicazione. Potremmo scrivere noi stessi la dichiarazione di condanna della BBC.” Il Wall Street Journal nomina, come esempi di legislazioni che sono state criticate dai mezzi di comunicazione europei, le recenti leggi sulla stampa in Ungheria e in Turchia.
L’editoriale dice che le indagini sullo scandalo sono ancora in corso e che sono già stati arrestati diversi giornalisti. News Corp. ha pagato molto duramente lo scandalo dal punto di vista dell’immagine e ha cercato di punire i responsabili e fare il più possibile chiarezza al suo interno.
Anche in questo contesto, comunque, è importante aggiungere che le accuse della commissione parlamentare non sono la parola definitiva. L’accusa che Les Hinton [ex presidente esecutivo di News Corp.] abbia “ingannato” la commissione non è collegata a nessuna affermazione specifica ritenuta falsa, ma a che cosa i parlamentari pensano che lui sapesse e avrebbe dovuto dire loro.
L’editoriale pubblicato ieri è interessante anche per un’altra questione che riguarda uno dei quotidiani più diffusi e autorevoli del mondo: se a partire dal 2007, anno dell’acquisto dell’editore del Wall Street Journal da parte di Rupert Murdoch, la linea del giornale e il suo standard qualitativo si siano modificati.
Sul caso dello scandalo dei tabloid britannici, per esempio, il comitato di cinque esperti incaricato di vigilare sull’integrità del giornale aveva già scritto l’estate scorsa che il quotidiano si era dimostrato piuttosto lento nel rendere conto degli sviluppi iniziali dello scandalo, anche se non aveva ritenuto questo comportamento frutto di una deliberata volontà di proteggere o favorire la proprietà del giornale.
foto: PAUL J. RICHARDS/AFP/Getty Images