Che fine ha fatto Chen Guangcheng?
Sembra che l'attivista cinese cieco si sia rifugiato nell'ambasciata americana a Pechino: sarebbe un grosso problema per gli Stati Uniti
Sono passati otto giorni da quando l’attivista cinese sorvegliato dalla polizia, Chen Guangcheng, è scappato dalla sua casa di Linyi, nella provincia cinese dello Shandong, e ancora non si hanno notizie certe sulla sua sorte. Per ora si sa che Chen, grazie a una rete di attivisti molto organizzata, sarebbe riuscito a scappare e ad arrivare, nonostante sia cieco sin da bambino, a Pechino, dove sarebbe stato accolto in vari “luoghi sicuri”. Così hanno detto alcuni esponenti del gruppo di attivisti con sede negli Stati Uniti “China Aid”, i quali hanno aggiunto che Chen si troverebbe ora nell’ambasciata americana di Pechino.
Quest’ultima notizia non è stata confermata dagli Stati Uniti, anche se sembra verosimile. Ieri, infatti, è arrivato a Pechino Kurt Campbell, il vice del segretario di Stato americano Hillary Clinton, per una visita a sorpresa. Campbell non ha voluto dire perché si sia recato così improvvisamente in Cina e dunque diversi osservatori hanno pensato che questa urgenza sia dovuta alla presenza di Chen all’ambasciata. In questo caso, gli Stati Uniti si ritroverebbero nella stessa situazione del 1989, quando il dissidente cinese Fang Lizhi si rifugiò con la moglie nell’ambasciata americana di Pechino, dove vi rimase per un anno, tra minacce e trattative, prima di scappare in Regno Unito.
Se fosse così, gli Stati Uniti avrebbero un grosso problema: Hillary Clinton ha in programma per giovedì prossimo una visita imminente in Cina con il segretario al Tesoro Timothy Geithner. Clinton e Geithner una volta in Cina dovrebbero parlare di crisi economica e di questioni molto importanti per la sicurezza globale, come il conflitto tra Sudan e Sud Sudan (al quale la Cina ha appena prestato 8 miliardi di dollari per lo sviluppo) e le dispute marittime nei mari dell’Asia tra la Cina e gli altri paesi vicini. Se Chen fosse davvero nell’ambasciata degli Stati Uniti, molti di questi temi passerebbero in secondo piano e Clinton tornerebbe probabilmente da Pechino senza grossi risultati.
Quel che finora sembra certo, tuttavia, è che la fuga di Chen sia stata piuttosto difficoltosa. Hu Jia, un altro noto dissidente cinese, ha detto di averlo incontrato a Pechino nelle ultime ore e ha confermato che si trova nell’ambasciata statunitense a Pechino. Il suo racconto lascia un po’ perplessi visto che Hu, come Chen, è finito in carcere in passato e ora è spesso sorvegliato dalla polizia cinese, ma Hu ha fornito anche le foto del loro incontro e ha rivelato alcuni particolari della fuga di Chen, che avrebbe pianificato tutto per mesi, avrebbe scavalcato un muro molto alto per fuggire e sarebbe caduto più volte, ferendosi agli arti. Dopo le sue dichiarazioni, Hu è stato subito interrogato dalla polizia cinese.
Chen Guangcheng, che è un avvocato, è inviso alle autorità cinesi perché in passato aveva indagato e denunciato presunti casi di aborto imposti dalla Cina per il controllo delle nascite. L’uomo fu arrestato nel giugno del 2006 con l’accusa di aver distrutto alcune proprietà e di avere interrotto il traffico urbano con una protesta da lui organizzata. Le tesi delle accuse, ritenute da molti pretestuose, furono confermate dal tribunale e l’attivista fu condannato a quattro anni e tre mesi di detenzione. Nel settembre del 2010 Chen finì di scontare la pena, ma tornato nella propria abitazione notò di essere comunque tenuto sotto stretto controllo da parte della polizia cinese. Era sostanzialmente agli arresti domiciliari e impossibilitato a muoversi liberamente all’esterno di casa propria.
nella foto, da sinistra, Chen Guangcheng e Hu Jia il 27 aprile (AP/Courtesy of Hu Jia)