Le elezioni in Grecia
Guida alle importanti legislative del 6 maggio, tra prove di grande coalizione, una crisi che sembra senza fine e l'aumento dei consensi per l'estrema destra
Il 6 maggio si voterà per le elezioni legislative in Grecia (e in Francia per il ballottaggio). Saranno le prime dopo la gravissima crisi economica del paese e saranno fondamentali per l’Europa: il nuovo governo greco, attualmente guidato dal primo ministro tecnico Papademos, dovrà continuare ad approvare le misure di austerity imposte sinora dalla cosiddetta “troika” (Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) per continuare a ricevere oltre 240 miliardi di aiuti finanziari concessi dalla comunità internazionale.
La situazione politica è molto cambiata rispetto alle ultime elezioni, nel 2009: allora i due principali partiti moderati, PASOK (socialisti) e Nuova Democrazia (centrodestra), avevano insieme circa l’80 per cento del consenso degli elettori greci. Oggi, dopo la crisi, il salvataggio dell’Europa e radicali misure di austerità, i due partiti hanno perso molti voti e c’è grande incertezza sull’esito del voto, un’incertezza in cui i partiti più radicali sperano di guadagnare consensi.
Il declino e le promesse di PASOK ed ND
Secondo gli ultimi sondaggi, Nuova Democrazia (ND) di Antonis Samaras sarebbe in vantaggio. ND è il partito che, prima dell’esplosione della crisi nel 2009, aveva truccato i conti per rimanere in Europa. Alle elezioni del 2009, Nuova Democrazia aveva preso quasi il 35 per cento dei voti, ora oscilla tra il 21 e il 24 per cento delle preferenze di voto. In seconda posizione, ci sarebbe il PASOK, sceso intorno al 15 per cento dei consensi (anche se in leggera risalita rispetto agli ultimi mesi grazie all’uscita di scena dell’ex premier George Papandreou). Il PASOK ha candidato a primo ministro l’attuale ministro delle finanze Evangelos Venizelos. ND e PASOK sono gli unici due partiti dei primi sei, secondo i sondaggi, a sostenere il salvataggio e i tagli della comunità internazionale.
fonte: Wikipedia
Il candidato di Nuova Democrazia Antonis Samaras, un politico con una lunga esperienza alle spalle, ministro dei governi di centrodestra degli anni Novanta, ha promesso tagli alle tasse e aumento della spesa pubblica per circa 550 milioni di euro in caso di elezione, in modo da aumentare le pensioni minime e dare sostegno a famiglie e allevatori. Samaras, comunque, ha assicurato che il suo partito si impegnerà a rispettare i limiti e gli obiettivi imposti dalla comunità internazionale. Venizelos, invece, ha promesso l’annullamento “graduale” della “tassa di solidarietà” e di quella patrimoniale imposte negli ultimi anni per combattere la crisi e ha detto che, nel caso diventasse primo ministro, diminuirebbe i fondi alla sicurezza sociale del 10 per cento per far ripartire l’economia e l’occupazione (oggi in Grecia i disoccupati sono circa il 25 per cento della forza lavoro). Venizelos ha anche promesso la graduale riduzione dell’IVA per agricoltori e ristoranti, sempre nel rispetto dei paletti imposti dalla comunità internazionale.
Prove di una maggioranza risicata
Una grande coalizione tra PASOK e ND dovrebbe essere sufficiente per ottenere la maggioranza in Parlamento e governare il paese: secondo gli ultimi sondaggi, anche se i voti effettivi dei due partiti principali non supereranno quasi certamente il 50 per cento, la somma dei seggi che PASOK e ND dovrebbero ottenere supererebbe, anche se di poco, la soglia dei 151 seggi (su 300 totali) per avere la maggioranza in Parlamento. Questo perché il sistema elettorale greco, che ha una base proporzionale, assegna comunque un premio di maggioranza di 50 seggi al primo partito. Così, ND arriverebbe a circa 110 seggi, mentre PASOK dovrebbe guadagnarne quasi certamente più di 40. La loro somma, dunque, dovrebbe superare la soglia del 151 seggi.
Gli altri partiti
Se ND e PASOK non riusciranno a ottenere almeno 151 seggi, però, le cose si faranno estremamente complicate. Tre degli altri quattro partiti che seguono ND e PASOK nei sondaggi sono decisamente contrari agli aiuti della comunità internazionale e alle misure di austerity, e dunque un’alleanza con almeno uno di loro sarebbe molto improbabile. Due di questi partiti sono di estrema sinistra, ma fortemente contrapposti tra loro: il Partito Comunista greco (in greco, KKE) e la Coalizione della Sinistra Radicale (SYRIZA). Poi ci sono gli Indipendenti greci (ANEL), ossia i dissidenti di ND usciti qualche mese fa dal partito proprio perché contrari ai bailout, i piani di salvataggio concordati con le autorità internazionali. Questi partiti hanno un consenso nei sondaggi che si aggira intorno al 10 per cento ciascuno. A ruota, c’è il partito della Sinistra Democratica (DIMAR), più moderata degli altri partiti di sinistra, il cui consenso si aggirerebbe intorno al 7 per cento e che potrebbe rappresentare un sostegno importante per la grande coalizione tra ND e PASOK.
L’incognita dell’estrema destra
Poi c’è l’incognita estrema destra, del partito “Alba dorata“: i sondaggi lo danno oltre il 5 per cento dei voti, ben più della soglia del 3 per cento necessaria per entrare in Parlamento. Il partito sta guadagnando consensi, anche grazie ad alcune azioni popolari come la distribuzione di vestiti e alimenti ai più poveri. “Alba dorata” ha detto in passato di voler espellere tutti o quasi gli immigrati dalla Grecia, legali o illegali che siano, e questo ha generato molta ansia nell’attuale governo che ha recentemente creato dei campi di detenzione per gli immigrati illegali in attesa di essere espulsi. Alba dorata si dichiara un partito nazionalista e ha una bandiera con un elemento simile a una svastica. Venizelos ha paragonato la loro ascesa politica ai nazisti durante la Repubblica di Weimar tedesca, dopo la Prima guerra mondiale.
I primi “obblighi” di chi andrà al governo
Intanto, mentre cresce il numero di suicidi in Grecia, la comunità internazionale ha criticato la scelta del giorno delle elezioni: il 6 maggio, infatti, è poche settimane prima del giorno in cui il Parlamento dovrà votare altri tagli, pari complessivamente al 5,5 per cento del PIL greco. Dopo le elezioni, infatti, il governo greco dovrà dire all’UE e all’FMI come taglierà altri 11 miliardi di euro alla spesa tra 2013 e 2014. Venizelos ha già annunciato che farà pressione affinché i tagli vengano dilazionati in un periodo di almeno tre anni, anziché due.
Il futuro della Grecia
Il futuro della Grecia resta comunque ancora molto incerto. Lunedì scorso il governatore della Banca centrale greca, George Provopoulos, ha rivisto ancora una volta al ribasso le stime di crescita della Grecia per il 2012, il quinto anno consecutivo di recessione economica del paese. Le stime precedenti del governo parlavano di una diminuzione del 4,5 per cento del PIL nel 2012, mentre l’FMI aveva previsto il 4,75; lunedì invece Provopoulos ha detto che la diminuzione sarà del 5 per cento (l’anno scorso il PIL della Grecia è sceso del 6,9 per cento).
Inoltre, Provopoulos ha accennato anche a una possibile uscita della Grecia dall’euro e dall’Unione Europea, qualora non venissero rispettate le misure di austerità approvate fino a questo momento e quelle future. Negli ultimi tempi si è parlato con una certa insistenza della possibilità di un terzo bailout internazionale per salvare la Grecia.
L’inflazione in Grecia quest’anno dovrebbe scendere all’1,2 per cento e allo 0,5 nel 2013, ma solo a causa della bassa domanda interna e dei salari ridotti. Tra l’altro, come ha detto ieri Provopoulos, i depositi delle banche greche private sono scesi di oltre 70 miliardi di euro dalla fine del 2009 (ossia circa un terzo dell’intero PIL del paese) e quindi prestano molto meno denaro ai cittadini. Grazie alle misure di austerità, tuttavia, quest’anno la Grecia dovrebbe comunque ridurre il suo rapporto deficit/PIL intorno al 6,7 per cento (contro il 9,1 del 2011 e il 10,3 del 2010).
– Da dove vengono i guai della Grecia
foto: AP/Thanassis Stavrakis