A Parma, daccapo
Le candidature alle elezioni mostrano ben poco del cambiamento tanto invocato solo pochi mesi fa, sostiene Michele Smargiassi
Su Repubblica di oggi, Michele Smargiassi racconta come vanno le cose a Parma, a pochi giorni dalle prossime elezioni amministrative: l’estate scorsa alcune lunghe proteste popolari avevano fatto dimettere la giunta comunale e il sindaco Pietro Vignali, dopo varie accuse e arresti per corruzione in cui erano stati coinvolti alcuni funzionari e assessori della sua giunta.
Oggi però, scrive Smargiassi, Parma sembra rimasta essere quella dell’anno scorso. A pochi giorni dalle elezioni comunali della città per sostituire “quella giunta disastrosa, chi spunta in tre liste diverse sulla scheda? Il vicesindaco di quella giunta. Un assessore di quella giunta. L’ex padrino politico di quella giunta, a sua volta ex sindaco per due mandati”. Sembra essere tornata aria di antico, scrive Smargiassi, dopo quella “festa dell’etica e del rinnovamento in piazza”.
C’era una rivolta a Parma. Ma non c’è più. Piazza Garibaldi, ricordate?, l’estate scorsa sembrava piazza Tahrir, quasi tutte le sere per tre mesi si affollò di gente che gridava “andatevene” a una giunta comunale assediata dalle inchieste giudiziarie, costretta a riunirsi in segreto in un albergo, infine cacciata a colpi di cucchiai sulle pentole, bare di cartone e urla indignadas, lasciando 600 milioni di debiti in cassa e una festa dell’etica e del rinnovamento in piazza.
E adesso? Dopo due commissari, si vota per sostituire quella giunta disastrosa, e chi spunta in tre liste diverse sulla scheda? Il vicesindaco di quella giunta. Un assessore di quella giunta. L’ex padrino politico di quella giunta, a sua volta ex sindaco per due mandati. Questo per il rinnovamento. Quanto all’etica, la scena da grottesca si fa tragica: un consigliere provinciale della Lega si è buttato dalla finestra per la vergogna di avere autenticato firme false a favore di “un amico”. Il procuratore ha scoperto poi che di doppioni in tutte le liste, “nessuna esclusa”, ce ne sono un mucchio.
Ci siamo persi qualcosa? È la stessa città delle pentole indignate? “Sì, ma anche la politica è sempre la stessa”, ride Cristina Quintavalla, professoressa, lei “la politica” a Parma è da quarant’anni anni che la sfida, cominciò nel ’75 contro gli scandali edilizi, con le “lenzuolate” che fecero tremare il Pci.
Era anche lei lì, a scollare dalla sedia il sindaco Vignali, detto Vignavil, dopo l’arresto di un suo assessore e le dimissioni di un’altra mezza dozzina, ma senza illusioni, “gli interessi vincono sempre, quel che conta è che resti viva l’opposizione”. Parma, città di rivolte coraggiose e poteri saldi, città dove “non cambia mai niente” anche se è il capoluogo emiliano passato di mano più volte, in ogni assetto, dai monocolori Pci ai pentapartiti, per finire, nel ’98, col boom di una lista civica, “Civiltà parmigiana” di Elvio Ubaldi, ex dc di sinistra, da 35 anni in politica e nessuna intenzione di lasciarla. “Ritorno al futuro” è lo slogan quasi beffardo della sua inopinata rentrée in dispetto al Pd. “Stavamo trattando, poi hanno imposto il candidato…”. Ci riprova ancora, Ubaldi? “Rinnovare non è sempre un valore, se il nuovo è Vignali…”, sancisce al tavolino di un caffè. Ma se Vignali lo impose lei come successore… “Un errore. Ma l’ho mollato quattro anni fa, prima delle pentole”. Ancora lui, allora, il sindaco che ha costruito un ponte ogni mandato (“Dove farà il terzo?” gira la battuta). E il bello è che i pronostici lo danno al ballottaggio.
(Continua a leggere sul sito di Diritti Globali)