Sarkozy e Hollande, ieri in tv
I candidati francesi hanno parlato per 45 minuti ciascuno su vari temi (dalla legittima difesa per i poliziotti alla cannabis), in attesa del dibattito del 2 maggio
Ieri sera Nicolas Sarkozy e Francois Hollande, candidati alle presidenziali francesi, sono intervenuti per 45 minuti ciascuno, uno dopo l’altro, alla trasmissione “Des paroles et des actes” sul canale France 2, e hanno risposto alle domande di alcuni giornalisti presenti in studio. Mercoledì 2 maggio alle ore 21.00 le emittenti francesi France 2 e TF1 trasmetteranno il loro confronto televisivo.
François Hollande
Il primo a parlare è stato Hollande, il vincitore al primo turno, il quale ha detto che «la sinistra ha avuto un risultato migliore rispetto alle precedenti elezioni». Hollande ha dichiarato di sentirsi «pronto» e di avere «il diritto di riportare la Francia sulla strada giusta». Ha anche aggiunto che nei cinque anni in cui potrebbe governare concentrerebbe i suoi sforzi «sui giovani e sull’industria».
Al candidato socialista è stato subito chiesto di intervenire sulla protesta dei poliziotti francesi che hanno manifestato ieri sugli Champs-Elysees, a Parigi, contro la decisione di un giudice di arrestare un loro collega per omicidio colposo: il poliziotto aveva ucciso un uomo durante un inseguimento. Hollande ha riconosciuto che le condizioni di lavoro degli agenti di polizia in Francia «sono difficili»: gli agenti lavorano «con pochi mezzi» e Hollande ha detto di comprendere la loro «ira». Nicolas Sarkozy aveva sfruttato la protesta proponendo, come il Fronte nazionale di Marine Le Pen, la presunzione di legittima difesa per i poliziotti: «In uno stato di diritto non si possono mettere sullo stesso piano un poliziotto e un delinquente». Hollande ha difeso invece la presunzione di innocenza per tutti e non si è dichiarato favorevole a cambiamenti legislativi sull’onda delle notizie: «Dobbiamo fare in modo che giudici e poliziotti non siano nemici ma possano lavorare insieme».
(Le prime pagine dei giornali francesi, oggi)
Sull’immigrazione, su cui il candidato socialista è stato accusato dalla stampa di non essere mai stato molto chiaro, Hollande ha risposto in modo conciso: «Gli immigrati clandestini saranno accompagnati alla frontiera, quelli che sono regolari rimarranno: non posso essere più chiaro di così». Hollande poi ha detto che non si farà «trascinare nello scontro da Nicolas Sarkozy» e ha smentito ogni progetto di legalizzazione della cannabis, confermando che rimarrà illegale. Inoltre, ha detto che i ministri francesi dovrebbero ridursi lo stipendio del 30 per cento e ha ribadito che, riguardo al patto di bilancio europeo e dopo il rifiuto di Angela Merkel a rinegoziarlo, la Germania non può decidere sola su questioni che riguardano tutta l’Europa.
Nicolas Sarkozy
Appena arrivato il suo turno, Sarkozy ha subito criticato la decisione di Hollande di voler partecipare a un solo dibattito televisivo prima del ballottaggio del 6 maggio: «Eppure quando si è tra compagni socialisti si discute molto, tre, persino quattro volte!». Sarkozy ha poi confermato la sua proposta di «legittima difesa» per i poliziotti francesi, in favore di «chi rischia la vita per proteggerci. Un poliziotto deve aspettare che gli sparino per reagire?». Sarkozy poi si è dissociato dai commenti del suo collega di partito Lionnel Luca, che ieri ha chiamato «rottweiler» l’attuale compagna di Hollande, Valérie Trieweiler.
Per quanto riguarda la questione energetica, invece, Sarkozy ha ribadito il suo sostegno all’energia nucleare dicendo che sarebbe una follia sbarazzarsene mentre i prezzi del petrolio sono in aumento. «Rendiamo omaggio a François Mitterrand (l’unico presidente socialista in Francia nella Quinta Repubblica, ndr): la decisione di costruire due terzi dei reattori nucleari odierni è stata presa durante la sua presidenza».
Ieri, tra l’altro, sono arrivate notizie negative sull’occupazione in Francia, visto che secondo gli ultimi dati ufficiali del governo il numero di disoccupati è salito a marzo (per l’undicesimo mese consecutivo) di 16.600 unità, arrivando a un totale di 2,88 milioni: non accadeva dal settembre del 1999. Sarkozy ha risposto che «il lavoro rimane un tema assolutamente centrale per il governo» e che la delocalizzazione delle sedi delle aziende francesi all’estero rimane un problema.
Per quanto riguarda invece la crisi economica e l’intransigenza della Germania sul rigore in Europa, Sarkozy ha detto che prima di tutto bisognerebbe ridefinire la parola “rigore”: «Rigore è quando abbassi gli stipendi e le pensioni, come accaduto in Grecia, dove sono state ridotte del 22,5 per cento. Quante pensioni sono state ridotte in Francia? Nemmeno una». Secondo Sarkozy non ci può essere crescita senza un controllo della spesa, ha detto che non prenderà “ordini da Mario Draghi e dalla Banca Centrale Europea” e ha promesso che con lui la Francia farà scendere il suo rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento entro il 2013 (come previsto dal Patto di bilancio) per arrivare addirittura allo zero per cento nel 2016. Sarkozy, infine, non ha voluto anticipare il nome del suo primo ministro, qualora dovesse vincere le elezioni, ma ha detto che sarà un politico di «esperienza».