9000 marines lasceranno Okinawa
È un nuovo passo verso la soluzione del lungo contenzioso tra gli Stati Uniti e il Giappone, che non vuole la base militare sull'isola
Dopo anni di polemiche e trattative, gli Stati Uniti e il Giappone hanno raggiunto ieri, giovedì 26 aprile, un accordo per una cospicua riduzione del numero di soldati statunitensi presenti a Okinawa. Il piano prevede che circa novemila marines lascino l’isola e che le terre occupate dalla base miliare Futenma siano progressivamente restituite al governo giapponese. Secondo le autorità degli Stati Uniti, la soluzione soddisfa entrambe le parti perché consentirà di eliminare una delle principali cause di attrito con i governi giapponesi degli ultimi decenni e al tempo stesso di aver più soldati da impiegare a rotazione in altre aree del Pacifico.
(Okinawa e la base americana della discordia)
Circa cinquemila soldati che abbandoneranno Okinawa saranno ricollocati a Guam, un territorio degli Stati Uniti nel Pacifico occidentale, e presso le basi militari delle Hawaii. Terminata la prima fase, a Okinawa rimarranno comunque diecimila marines e il numero complessivo di soldati statunitensi impegnati nel Pacifico rimarrà sostanzialmente invariato. I due paesi non hanno ancora comunicato il calendario per l’abbandono dell’isola.
Il Giappone aveva chiesto da tempo di rivedere gli accordi sulla presenza degli statunitensi a Okinawa. Nel 2006 fu trovato un accordo per spostare la base in un’area rurale distante dalla città di Ginowan, dove si trova tuttora. Il piano è ancora valido, hanno spiegato le parti interessate, ma non è ancora chiaro in che modo e se mai avverrà lo spostamento della base, specie se il numero dei soldati presenti sull’isola diminuirà nei prossimi anni. Come spiegano sul New York Times, il ministro degli Esteri giapponese, Koichiro Genba, ha ricordato che il nuovo accordo è finalmente qualcosa di concreto e che guarda al futuro. Costituisce un primo passo verso la risoluzione del problema Okinawa e la restituzione del territorio alla piena sovranità del Giappone, ha aggiunto.
Nel corso degli anni gli abitanti dell’isola si sono di frequente lamentati per la condotta dei militari statunitensi, accusati di aver complicato la vita in diverse aree del territorio producendo rumore e inquinamento. Durante le libere uscite, spiegano gli isolani, i soldati si ubriacano e diventano spesso molesti. Nel 1996 sull’isola si verificò uno stupro di gruppo di una ragazza da parte di alcuni marines, episodio che fece rapidamente aumentare l’insofferenza degli isolani per la presenza della base a Okinawa.
(Qual è il problema di Okinawa)
Nel corso della Seconda guerra mondiale, sull’isola avvenne il più grande assalto anfibio che interessò l’area del Pacifico. La cosiddetta “Operazione Iceberg” ebbe luogo tra i mesi di marzo e giugno del 1945 con le forze degli Alleati contrapposte a quelle dell’Impero giapponese. La battaglia navale e gli scontri terrestri portarono alla vittoria degli Alleati, ma causarono la morte e il ferimento di decine di soldati americani, mentre i giapponesi ebbero perdite per circa 66mila militari. I combattimenti coinvolsero anche la popolazione dell’isola: si stima che morì circa un terzo degli isolani nella primavera del 1945. Dopo la guerra, gli statunitensi hanno mantenuto il controllo sull’isola fino al 1972 e successivamente, d’accordo con i giapponesi, decisero di mantenere la base militare come presidio.