L’inchiesta su Gianluca Pini
Il deputato leghista e romagnolo è indagato per appropriazione indebita, la storia ha a che fare con capitali rientrati dall'estero grazie allo scudo fiscale
Gianluca Pini ha 39 anni ed è un deputato della Lega Nord, è romagnolo ed è noto soprattutto per la sua frequente presenza televisiva e per la sua capacità dialettica. Mario Gerevini sul Corriere della Sera di oggi racconta dell’inchiesta sul suo conto per appropriazione indebita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Aveva votato «sì» allo scudo fiscale. Convinto, coerente con le direttive del partito. Oggi, però, si viene a sapere che l’onorevole leghista aveva anche un’altra ragione: un bel gruzzoletto in nero nascosto a San Marino. Gianluca Pini, 39 anni, leader della Lega Nord in Emilia Romagna, è passato molto rapidamente dal voto in Parlamento al bonifico in banca, scudando 400 mila euro precedentemente sottratti al fisco.
La sua operazione (sospetta) è però finita nel mirino dell’Uif-Bankitalia e potrebbe essere legata alle manovre societarie per le quali l’Agenzia delle Entrate lo ha appena denunciato alla Procura della Repubblica di Forlì. Così il leghista autore del discusso emendamento sulla responsabilità civile dei giudici e dell’attacco, in piena bufera Lega, al suo ex capogruppo Marco Reguzzoni («…mi deve giustificare come cavolo sono stati spesi 90 mila euro in un anno con la carta di credito del gruppo») è ora formalmente indagato per appropriazione indebita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, in concorso con altri non ancora identificati. E la prossima settimana sarà interrogato a Forlì dai pm Sergio Sottani, capo della Procura, e Fabio Di Vizio.
La scudata
Il «nero» regolarizzato e rimpatriato da Pini proveniva dalla banca sammarinese Ibs che li ha bonificati, su ordine del padre dell’onorevole, al conto 100104099 aperto da Pini al Credito di Romagna. I 400 mila euro sono stati subito reinvestiti in obbligazione della banca. Il sospetto che emerge dalle indagini è che in realtà si tratti di un patrimonio sottratto alla Nikenny Corporation, «sobria» denominazione della società di cui Pini è azionista di riferimento con il 40% del capitale. Da qui l’ipotesi di appropriazione indebita. Ma che cosa fa la Nikenny?
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foto: Gian Mattia D’Alberto/LaPresse