Le prime pagine sul 25 aprile 1945
Come i giornali dell'epoca raccontarono - o non raccontarono - la liberazione dal nazifascismo
Il 25 aprile 1945 fu un giorno decisivo nella guerra di liberazione dell’Italia settentrionale dal regime fascista di Salò e dall’esercito di occupazione tedesco: per questo, a partire dal 1949, il 25 aprile di ogni anno è festa civile della Repubblica italiana. Il giorno precedente il 25 aprile 1945 i soldati inglesi e statunitensi, che avevano iniziato due settimane prima l’offensiva finale nel nord dell’Italia, passarono il Po, mentre a Milano e Torino l’azione dei partigiani e un’insurrezione popolare causarono l’inizio del ritiro dei tedeschi e dei repubblichini dalle due città (dove ci furono sporadici combattimenti ancora per qualche giorno).
I giornali italiani celebrarono quel 25 aprile come un giorno importante nella guerra: non solo l’Unità e Il Popolo, giornali ufficiali del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana che si stampavano nelle parti d’Italia già liberate da tempo, ma anche il Corriere della Sera, che il 26 aprile uscì in una sorta di “numero unico”, diretto da Mario Borsa, con la testata Il Nuovo Corriere. Borsa era un giornalista antifascista a cui il Comitato di Liberazione Nazionale affidò temporaneamente la direzione di un giornale che durante il ventennio fascista era stato vicino al regime. Fece eccezione, nel panorama celebrativo, La Stampa di Torino, che nella prima pagina del 26 aprile ignorò completamente nei titoli di prima pagina i combattimenti nell’Italia settentrionale, per parlare della “fanatica resistenza” dei soldati tedeschi in Germania, ormai rimasti in controllo solo di qualche quartiere di Berlino.