Il complicato 25 aprile del Portogallo
I militari che nel 1974 rovesciarono la dittatura non parteciperanno alle celebrazioni di oggi, per protesta contro l'Europa e i tagli del governo
Oggi anche in Portogallo, come in Italia, si festeggia la liberazione dalla dittatura, in questo caso quella fondata da António de Oliveira Salazar e terminata 38 anni fa. Tuttavia i militari portoghesi che attuarono la cosiddetta “Rivoluzione dei garofani”, cioè il colpo di stato che il 25 aprile 1974 instaurò nuovamente la democrazia in Portogallo, non parteciperanno oggi alle manifestazioni celebrative che si terranno presso il Parlamento portoghese, a Lisbona. La decisione, piuttosto clamorosa, è arrivata lunedì sera da Vasco Lourenço, uno dei capi militari del colpo di Stato del 1974 e oggi presidente dell'”Associazione 25 aprile” che raggruppa la maggior parte dei militari di quel colpo di Stato.
Lourenço ha detto che l’associazione di cui è a capo ha deciso di boicottare le celebrazioni in segno di protesta contro il recente programma di tagli e austerità del Portogallo, uno dei paesi più in crisi dell’eurozona: “Le misure e i sacrifici imposti ai cittadini oltrepassano il limite del sopportabile”, dice il comunicato dell’associazione, “e proteggono i privilegiati, aumentano la povertà e svalorizzano il lavoro”. Il comunicato dice inoltre che il Portogallo “viene trattato con arroganza dai poteri esterni”, con evidente riferimento alla cosiddetta troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) che ha imposto dure misure di austerità al paese in cambio di un prestito internazionale da 78 miliardi di euro. Lourenço ha accusato tra l’altro l’ex governo socialista di José Sócrates e l’attuale governo conservatore del primo ministro Pedro Passos Coelho di aver accettato i diktat esterni senza opporre resistenza.
Alla protesta e al boicottaggio della maggioranza dei militari del 25 aprile 1974 si sono unite anche importanti personalità politiche portoghesi, tra cui l’ex presidente portoghese Mário Soares e lo scrittore socialista ed ex candidato alle elezioni presidenziali portoghesi del 2006 e del 2011 Manuel Alegre. L’attuale segretario del Partito socialista portoghese, José António Seguro, ha detto di “rispettare” la decisione dell’Associazione 25 aprile. È stato molto critico, invece, il primo ministro Pedro Passos Coelho, che ha parlato di militari “in cerca di protagonismo”.
La Rivoluzione dei Garofani venne attuata il 25 aprile 1974 dall’ala progressista dell’esercito portoghese contro la dittatura conservatrice e fascista di António de Oliveira Salazar. Il suo regime venne chiamato “Estado Novo” (“Stato nuovo”) e venne fondato ufficialmente nel 1933, dopo il golpe del 28 maggio 1926 che pose fine alla precaria democrazia della Prima repubblica portoghese. Con la morte di Salazar nel 1970, succeduto da Marcelo Caetano, crebbe il malcontento nei confronti del regime, soprattutto nell’ala più di sinistra dell’esercito che si riunì nel Movimento delle Forze Armate (MFA – Movimento das Forças Armadas).
Nel marzo del 1974 ci fu un primo tentativo di insurrezione, un mese dopo l’MFA organizzò il colpo di Stato decisivo (appoggiato da gran parte della popolazione) contro il regime, in nome della democrazia, della decolonizzazione e dello sviluppo economico del paese. Il nome di Rivoluzione dei Garofani (in portoghese Revolução dos Cravos) è stato adottato dal gesto di una fioraia portoghese nei giorni della sommossa, che in una piazza di Lisbona offrì garofani ai soldati da inserire nelle canne dei fucili. I garofani così divennero il simbolo della rivoluzione che, tra l’altro, non fu particolarmente violenta: le vittime uccise dalle forze lealiste al regime furono soltanto quattro.
foto: AP