Le prime mosse dei candidati francesi
Sarkozy si butta a destra, Hollande non cambia registro e il Fronte Nazionale si gode il risultato
I risultati delle elezioni presidenziali francesi di domenica hanno mostrato tre cose: Nicolas Sarkozy, il presidente uscente dell’UMP di centrodestra, è stato battuto dal candidato socialista François Hollande, che è favorito in tutti i sondaggi – di discussa affidabilità – per il ballottaggio del prossimo 6 maggio; la candidata del Fronte Nazionale di estrema destra ha ottenuto un grande risultato, con il 18 per cento dei voti; gli altri candidati sono andati male (in particolare il centrista Bayrou e il candidato di sinistra Mélenchon).
Ieri Hollande è andato in Bretagna, una delle regioni in cui i socialisti sono andati più forte, e ha parlato di “risultato scarso” per Sarkozy, mostrandosi sicuro di sé e alludendo alle presidenziali del 1981, l’ultima volta in cui vinse un candidato di centrosinistra, François Mitterrand. Dato che nel primo turno i partiti alla sinistra del partito socialista hanno ottenuto risultati peggiori del previsto, Hollande non sembra avere intenzione di cambiare l’impostazione della propria campagna elettorale, continuando a presentarsi come il candidato del cambiamento e criticando direttamente e costantemente la presidenza Sarkozy (a differenza di quanto fa il presidente uscente, che nomina Hollande il meno possibile).
I primi due giorni di maggio saranno molto importanti: per la festa del lavoro, Sarkozy ha annunciato una mobilitazione e un grande discorso, e anche Mélenchon punta a una manifestazione molto partecipata. Il 2 maggio ci sarà l’unico dibattito televisivo tra i due candidati al ballottaggio. Il candidato centrista Bayrou, che al primo turno ha preso poco più del 9 per cento, ha detto che si esprimerà il giorno successivo sul candidato da appoggiare (anche se è possibile che lasci libertà di coscienza ai suoi elettori).
Sarkozy prova la rimonta
Nicolas Sarkozy, da parte sua, ostenta ottimismo e si dichiara fiducioso nella vittoria al ballottaggio, nonostante i sondaggi indichino diversi punti di scarto tra lui e il candidato socialista: per questo, scrive Le Figaro, Sarkozy se la sta prendendo contro diversi istituti di sondaggi che lo danno già per sconfitto, contro i media e contro le regole sulla par condicio che obbligano all’uguaglianza nei tempi di esposizione televisivi.
La sua strategia per le prossime due settimane pare molto chiara: puntare in primo luogo agli elettori del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, di cui ha detto ieri di interpretare il voto come un “grido di dolore”. Sarkozy sa fare campagna elettorale dura, e ha già iniziato: nomina il meno possibile il suo diretto avversario, allude allo scandalo di Dominique Strauss-Kahn, dice che “Hollande è il candidato del popolo della sinistra, io sono il candidato del popolo della Francia”. Un esempio di messaggio che è diretto in primo luogo agli elettori del Fronte Nazionale è già arrivato ieri, quando Sarkozy se l’è presa con “l’Europa colabrodo” e ha parlato della necessità di maggiori controlli alle frontiere.
Marine Le Pen
Chi ha non ha più motivi di preoccupazione e può presentarsi come vincitore di questo primo turno è il Fronte Nazionale, forte del 18 per cento ottenuto al primo turno dalla candidata Marine Le Pen. Nel 2007 suo padre Jean-Marie aveva ottenuto poco più del 10 per cento, e nel 2002, quando arrivò al ballottaggio contro Chirac, il 16,86 per cento. Le Pen si è già dichiarata “capo dell’opposizione” e può dire di aver raggiunto il suo obiettivo, che era di avvicinarsi al 20 per cento al primo turno. Uno dei motivi principali del suo successo è aver centrato la campagna elettorale sui temi economici. Uno dei messaggi della sua campagna è stata la necessità di uscire dall’euro, mentre Marine Le Pen ha tenuto in secondo piano i temi dell’insicurezza e dell’immigrazione, che in passato hanno attirato molto spesso al Fronte Nazionale le accuse di razzismo e xenofobia.
Le Pen non si preoccupa del ballottaggio, dato che parte della sua retorica elettorale era centrata proprio sulla contrapposizione con tutto l’arco politico e con i due candidati principali, definiti domenica sera l’espressione dei “due partiti delle banche, della finanza, delle multinazionali, della rinuncia e dell’abbandono”. Le Pen e il Fronte Nazionale lavorano già per le prossime elezioni amministrative, che si terranno a giugno, dove sperano di beneficiare del successo alle presidenziali. Sono gli altri, e in particolare Sarkozy, che devono riuscire a convincere gli elettori del Fronte Nazionale.
La sinistra
Il vincitore del primo turno, seppur con un margine ristretto, resta François Hollande. Hollande è riuscito anche in un’altra operazione: sottrarre qualche voto alla sua sinistra, ovvero al candidato del Fronte della sinistra Jean-Luc Mélenchon. Hollande non ha parlato apertamente di “voto utile” per lui, ma è riuscito ugualmente a far balenare in parte degli elettori lo spettro dello psicodramma del centrosinistra francese nel 2002, quando Jean-Marie Le Pen del Fronte Nazionale arrivò al ballottaggio e tutti gli elettori del partito socialista e dei partiti alla sua sinistra dovettero andare a votare Jacques Chirac per scongiurare la vittoria del candidato di estrema destra.
Jean-Luc Mélenchon era il candidato di una coalizione di partiti a sinistra del Partito socialista, tra cui il Partito comunista francese (PCF) e il Partito della sinistra fondato nel 2008 dallo stesso Mélenchon. Mélenchon è arrivato quarto con l’11,11 per cento dei voti, un risultato notevole se si tiene conto che è il migliore ottenuto da un candidato a sinistra dei socialisti dal 1981, quando Georges Marchais ottenne il 15 per cento dei voti al primo turno. Eppure il tono generale dei commenti parla del risultato di Mélenchon come di una sconfitta, dato che il suo obbiettivo era arrivare terzo e gli ultimi sondaggi lo davano sopra il 13 per cento. Già nel discorso che ha pronunciato domenica sera ha comunque reso piuttosto chiara l’indicazione di voto per Hollande, pur senza nominarlo mai, dato che il messaggio principale del suo discorso è stato quello di “ritrovarsi il 6 maggio per battere Sarkozy”.
foto: AP Photo/Jacques Brinon